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Giorgio Napolitano

Stato-Mafia, i pm di Palermo: “Il capo dello Stato non è un re”

La Procura di Palermo ha presentato questa mattina la costituzione in giudizio di fronte alla Corte Costituzionale nel conflitto d’attribuzione sollevato dal Presidente della Repubblica nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa stato-mafia. Per i pm palermitani, “se il capo dello stato avesse un’immunità assoluta e gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali, questo coinciderebbe con la qualifica di “inviolabile” che caratterizza il sovrano nelle monarchie”.
Secondo il collegio difensivo della Procura di Palermo, composto dai professori Alessandro Pace, Giovanni Serges e Mario Serio, inoltre,

“non può ritenersi che l’essere rappresentante dell’unità nazionale possa costituire la fonte di ulteriori poteri, quali, nella specie, il potere di esigere la distruzione della documentazione delle intercettazioni di tutte le telefonate a lui rivolte ancorchè inviate da soggetti sottoposti ad indagine penale. Quindi la posizione del Presidente della Repubblica si affianca, a livello paritario, a quella degli altri organi dello Stato”.

Giorgio Napolitano

Napolitano: “Serve slancio morale, quadro politico inadeguato”

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto oggi ad Assisi ad un incontro con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e ha parlato di “un acuto bisogno di una ripresa di slancio ideale e di un senso morale“. Napolitano ha fatto anche riferimento all'”inadeguato quadro politico” e alla necessità di riscoprire il concetto di bene comune. Il capo dello Stato torna a mettere in guardia dal rischio che si vada verso l’antipolitica, poichè. ha affermato, “I tanti fenomeni di degrado del costume e di scivolamento nell’illegalità, insieme ad annose inefficienze istituzionali ed amministrative provocano un fuorviante rifiuto della politica”.
Il presidente della Repubblica è inoltre entrato nel merito del rapporto laici-credenti, affermando: “Nel dialogo tra credenti e non credenti io rappresento, nella funzione che attualmente esercito al vertice delle istituzioni, gli uni e gli altri come cittadini, come italiani, e tendo a unirli“. Egli ha inoltre rimarcato come “in questa Italia travagliata” ci sia bisogno del dialogo, in particolare tra credenti e non credenti, e auspica che da questo dialogo possa scaturirne, ha affermato, “un rilancio morale del Paese che oggi ne ha bisogno come in pochi altri momenti da quando ha ritrovato la libertà“.

pm Antonio Ingroia

Vietti (Csm) bacchetta Ingroia: “Pm siano imparziali”

Continuano le polemiche sui pm di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Questi, lo scorso sabato, avevano infatti partecipato alla festa del “Fatto Quotidiano”, denunciando il “silenzio assordante” del Consiglio superiore della magistratura e dell’Associazione nazionale magistrati rispetto alle invettive e attacchi da loro ricevuti da politici e giornalisti in merito alle intercettazioni riguardanti il presidente della Repubblica. Ingroia, poi, si era spinto fino a rivolgersi al pubblico dicendo: “Dovete cambiare questa classe dirigente e questo ceto politico“.
Già domenica, era intervenuta l’Associazione Nazionale Magistrati, con il suo presidente Roberto Sabelli, censurando le affermazioni “politiche” di Ingroia, la mancata reazione alle critiche a Napolitano che ci sono state in quell’occasione e ribadendo il sostegno ai pm di Palermo, rifiutando la tesi del “silenzio assordante“dell’Anm e del Csm.