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Massimo D'Alema

D’Alema: “Mi candido solo se il partito me lo chiede”

Dopo l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha annunciato domenica di non volersi più candidare in Parlamento, sembra continuare il ricambio generazionale all’interno del Pd, tanto chiesto da uno degli sfidanti alle primarie, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Oggi, infatti, anche Massimo D’Alema ha annunciato di essere disposto a non candidarsi, se sarà questa la volontà del partito:

“La mia disposizione è a non candidarmi. Semmai posso candidarmi se il partito mi chiede di farlo. E’ giusto il ricambio e sarà promosso largamente, è il Pd che deve decidere se ci ci sono personalità che è opportuno che restino, derogando al regolamento. In un Parlamento dove torneranno Berlusconi, Dell’Utri e Cicchitto, pensare che il rinnovamento consista nell’eliminare il gruppo dirigente del Pd è una visione un pò faziosa”

ha affermato.

Nicola Zingaretti

Regione Lazio, Zingaretti si candida: “E’ emergenza democratica”

Il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti ha oggi lanciato la sua candidatura per la presidenza della Regione Lazio. Fino a pochi giorni fa, Zingaretti era invece uno dei candidati alle primarie del Pd per il comune di Roma, prima che scoppiasse lo scandalo alla Regione Lazio e fosse necessario trovare un candidato del centrosinistra anche per la Regione. L’attuale presidente della Provincia di Roma spiega così la sua scelta:

“La mia è stata una scelta scritta nella storia degli ultimi mesi, giorni, ore, che hanno visto il precipitare drammatico di una crisi non solo di una giunta da sostituire, ma di una cultura di governo che metteva a rischio il rapporto tra cittadini e stato. C’è una priorità assoluta, un’emergenza democratica che sarebbe un crimine sottovalutare: fare piazza pulita del malaffare alla Regione e del degrado morale della destra che ha vinto”.

 Zingaretti si appella inoltre all’ex governatrice Polverini chiedendole di indicare al più presto la data delle prossime elezioni.

Paola Severino

Ddl anticorruzione, è scontro sulla fiducia

E’ ancora scontro all’interno dei partiti sul ddl anticorruzione. Pd, Udc e Idv vorrebbero che si accelereri e che il governo metta la fiducia sul disegno di legge, mentre il Pdl frena sostenendo che non è necessario. Per il ministro della Giustizia Paola Severino, “è prematuro parlarne“. Per il presidente della Commissione Giustizia al Senato Filippo Berselli, del Pdl, il testo dovrebbe arrivare nell’aula di Palazzo Madama entro il 15 ottobre, quindi “non c’è alcun motivo per porre la fiducia“, ha detto. Secondo il segretario del Pd Bersani, il governo può riuscire a portare a termine il ddl anticorruzione: “Si è capito chi non lo vuole, bisogna vedere se il sistema si arrende alla volonta di qualcuno, io spero di no” ha affermato.
Dello stesso avviso Pierferdinando Casini dell’Udc, che ha dichiarato: “Il governo metta la fiducia su anticorruzione, apparirà chiaro chi contrasta la legge e chi vuole vararla.” Per l’Idv, la lotta alla corruzione va fatta con l’introduzione del reato di autoriciclaggio, il ripristino del falso in bilancio, “intervenendo su incandidabilità e decadenza dei corrotti da ruoli di rappresentanza politica elettiva, inasprendo le pene, bloccando la corrosione della prescrizione e, soprattutto, mantenendo fermo il reato di concussione per induzione che ora vogliono togliere” hanno affermato il leader Antonio Di Pietro e il senatore Luigi Li Gotti.