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Vietnam, condannati tre blogger per propaganda contro lo Stato

Vietnam, condannati tre blogger per propaganda contro lo Stato

Tre blogger vietnamiti sono stati condannati dopo un veloce processo, perché considerati dissidenti ed accusati di fare propaganda contro lo Stato. Per questo motivo, i 3 ragazzi sono stati condannati dal tribunale di Ho Chi Minh City, ad una pena variabile dai 4 ai 12 anni di reclusione. I blogger sono “colpevoli” di aver messo in rete, sul loro blog “Free Journalists’ Club” (Club dei Giornalisti Liberi), diversi articoli politici che criticavano il governo e lo accusavano, in alcuni casi, di corruzione e negazione dei diritti umani.

Il blog in questione è vietato dalle autorità locali ed è stato proprio Nguyen Tan Dung, primo ministro vietnamita, ad attaccare violentemente i 3 blogger, ordinando alla polizia di investigare e di prendere le necessarie azioni contro di essi:

Si tratta di un complotto malvagio delle forze ostili. Hanno calunniato la leadership del Paese, fabbricato e distorto le informazioni, agitato i cittadini contro il partito e lo Stato, causando sospetti e diffidenze nella società“.

Si leggeva, all’inizio di questo mese, in una nota del Primo Ministro. I nomi dei 3 ragazzi sono Nguyen Van Hai – scriveva con lo pseudonimo di Dieu Cay, ex militare, è stato condannato a 12 anni di galera – Ta Phong Tan – ex poliziotta, scriveva su un blog chiamato “Justice and Truth” ed è stata condannata a 10 anni di reclusione – e Than Thanh Hai, condannato a 4 anni.

Hanno abusato della popolarità di Internet per pubblicare gli articoli che hanno minato la reputazione dei leader del Paese, criticando il partito e distruggendo la fiducia dei cittadini“.

Queste le parole dei giudici. La madre di Ta Phong Tan si è data fuoco, lo scorso luglio, per protesta contro l’arresto della figlia. L’ambasciata degli Stati Uniti, ad Hanoi, ha chiesto la liberazione dei 3 dissidenti:

Siamo molto preoccupati delle sentenze emesse dal tribunale di Ho Chi Minh City, che hanno condannato Dieu Cay a 12 anni di carcere per aver espresso in modo pacifico il proprio punto di vista politico“.

Si legge in una nota. Gli attivisti hanno, inoltre, accusato il governo di negare la libertà di espressione ai cittadini.

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