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Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, attraverso le newsletter che invia ai suoi sostenitori, è tornato ad attaccare i vertici del Partito Democratico: “Faccio un appello ai dirigenti del Pd: non preoccupatevi delle mie mosse, datevi voi una mossa. C’è un Paese, fuori dalle nostre stanze, che aspetta parole di proposta, parole di speranza. Non perdiamo (anche) questa occasione, vi prego” ha scritto. Renzi accusa di avvertire una sorta di “tiro al piccione” contro di lui, e non ci sta ad essere trattato come un bambino capriccioso: “In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, che ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io, sinceramente, non ho molta voglia di fare il piccione“.
Il sindaco ha aggiunto che lui, se fa una battaglia, è “per affermare un’idea“, e non per “ambire a una poltrona. La poltrona al massimo è strumentale al raggiungimento dell’idea, non il contrario”. Renzi ha spiegato inoltre come vorrebbe il Pd: “Sogno un Partito Democratico che cambia per cambiare l’Italia. Per prenderla per mano e portarla nel domani. Il Partito Democratico che vorrei, chiunque ne sarà leader, è un partito aperto, coraggioso, che accoglie le persone senza respingerle ai seggi, che ha il coraggio di andare controcorrente e contro le correnti”.
Diverse le reazioni dei vertici del centrosinistra all’affondo del sindaco di Firenze. Rosy Bindi ironizza: “Renzi non vuole fare il piccione? Semmai la colombina…” L’ex segretario Pierluigi Bersani commenta laconico: “Per carità, tenetemi fuori dai piccioni”. Beppe Fioroni riprende la metafora affermando: “E’ un errore paragonarsi ai piccioni. Sono animali che fanno branco, si muovono sempre assieme, sono una grande famiglia e attecchiscono facilmente. Inoltre, chi li vuole eliminare è punito penalmente“. Critico anche l’ex ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, che intervenendo alla trasmissione “In Onda” su La7, commenta: “Ci sono momenti in cui Matteo Renzi sente il bisogno di presentarsi come vittima”.
A Renzi ha replicato direttamente anche Massimo D’Alema, che si era già schierato insieme a quanti sostengono che nel Pd le cariche di segretario del partito e candidato premier vadano tenute distinte, e aveva spiegato che non si possono sempre fare regole ad hoc per l’ex “rottamatore”: “Lo Statuto del Partito lo abbiamo derogato per lui… mica possiamo sempre usare le regole per Renzi”. In serata, intervenendo al Tg1, l’ex premier ha invitato Renzi a lasciar perdere la segreteria del partito, ma, piuttosto, a puntare alle primarie per il candidato premier: “Renzi ha sempre detto che vuole essere il leader del centrosinistra. Aspetti dunque le primarie per eleggere il candidato del centrosinistra e ci consenta di eleggere il segretario del Pd. Altrimenti rischiamo di eleggere un cattivo segretario”.
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