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Egitto, la famiglia Regeni: “Arrestato un nostro consulente”

Egitto, la famiglia Regeni: “Arrestato un nostro consulente”

Ancora arresti di attivisti , intellettuali e giornalisti negli ultimi giorni in tutto l’Egitto, dopo che, lo scorso 15 aprile, migliaia di persone si erano riversate in piazza contro il governo del presidente Abd al-Fattah Al Sisi, per la prima volta dalla sua elezione, nel 2014, per protestare contro la “svendita” di due isole sul Mar Rosso all’Arabia Saudita, ed era stata firmata anche una petizione per far cambiare idea al governo. Gli arresti erano cominciati giovedì notte, e domenica Al Sisi aveva rivolto un appello ai cittadini a “difendere le istituzioni dalle forze del male”, mentre il ministero dell’Interno diramava un comunicato per avvertire che ulteriori proteste sarebbero state represse con fermezza. Lunedì, che in Egitto è festa nazionale per l’anniversario del ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, i pochi cortei sono stati quindi dispersi dagli agenti con i lacrimogeni.

Fra gli arrestati vi è anche il dottor Ahmed Abdallah, direttore della Commissione egiziana per i diritti le libertà (Ecrf), che lavorava per documentare le sparizioni forzate avvenute nel Paese ed è consulente dei legali della famiglia di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso il 25 gennaio in circostanze ancora oscure, che si è detta “angosciata” per il suo arresto ed ha espresso preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio”. Secondo la Ong per cui lavora, l’attivista sarebbe stato arrestato alle 3 del mattino del 25 aprile nel suo appartamento, le forze di polizia avrebbero sequestrato il suo computer e il suo cellulare e già in queste ore si dovrebbe tenere un primo processo a suo carico, mentre prossimamente potrebbero esserci nuovi arresti.

La notizia è stata confermata dall’avvocato dei Regeni, Alessandra Ballerini, e da Amnesty International, che sostiene che fra gli arrestati vi siano anche l’attivista Sanaa Seif e l’avvocato Malek Adly, mentre Abdallahè accusato di istigazione alla violenza per rovesciare il governo, adesione a un gruppo terroristico e promozione del terrorismo”. Per il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Nouri, dal 21 aprile sarebbero state tratte in arresto 238 persone, pertanto, ha affermato, “siamo di fronte a un salto di qualità nelle azioni repressive dell’Egitto, l’azione politica italiana deve essere commisurata a questa escalation egiziana”. Lunedì, nei pressi di piazza Tahrir, era stata arrestata, assieme a sei suoi colleghi, anche Basma Mostafa, giornalista che aveva intervistato la famiglia presso cui erano stati rinvenuti i documenti di Regeni, ma lei ed un altro reporter sono stati poi rilasciati, così come altri tre giornalisti francesi, un danese ed un norvegese. Martedì, invece, al Cairo, agenti dei servizi di sicurezza hanno circondato la sede del sindacato dei giornalisti, bloccando la strada davanti al palazzo.

Intanto il Foreign and Commonwealth Office (ministero degli Esteri britannico), rispondendo ad una petizione che chiede al governo inglese di assicurare che si indaghi fino in fondo sulla morte del giovane italiano, che svolgeva attività di ricerca per l’università di Cambridge, ha reso noto che il governo di Londra ha ribadito di essere “inorridito da tale omicidio e ha invitato l‘Egitto a valutare “ogni possibile scenario in proposito, anche che esso possa essere attribuito alle agenzie di sicurezza egiziane. Si è invece scusata la presentatrice egiziana Rania Yassin, che, a proposito di Regeni, aveva affermato, durante una trasmissione televisiva: “All’inizio sentivo pietà nei suoi riguardi, ma adesso basta! Che andasse al diavolo. La giornalista ha infatti sostenuto che tali sue affermazioni sarebbero state “estrapolate” da un discorso più ampio, e ha detto di essere semplicemente “arrabbiata per l’escalation della crisi tra Italia ed Egitto, ma non intendeva “offendere il giovane italiano né il popolo italiano”.

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