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Cina, protesta nella fabbrica che rifornisce Apple

Cina, protesta nella fabbrica che rifornisce Apple

La Foxconn Technology – azienda multinazionale, che produce componenti elettrici ed elettronici per produttori mondiali come Apple e Microsoft, fra i tanti – è al centro di una nuova bufera, dopo le accuse degli scorsi mesi sulle violazioni dei diritti dei lavoratori in Cina: l’azienda ha, infatti, chiuso uno dei suoi impianti cinesi, in seguito ad una notte di tumulti fra i dipendenti.

La fabbrica in questione è quella di Taiyuan, nella Cina centrale dove – secondo alcune fonti dell’azienda – un litigio pare sia sfociato in una rissa, nella notte di domenica: una 40ina di persone sono, infatti, finite in ospedale, mentre altre sono state trattenute dalla polizia locale.

Foxconn produce iPhone ed iPad per Apple, ma il portavoce dell’azienda non ha voluto specificare se l’impianto chiuso di Taiyuan fosse quello in cui si stanno producendo le parti elettroniche per il nuovo iPhone5. La sede in questione ha circa 79 mila dipendenti, di cui oltre 2 mila sono rimasti coinvolti nella mega-rissa iniziata nei pressi di un dormitorio vicino alla fabbrica.

La polizia e l’azienda multinazionale giurano che le violenze – si parla anche di finestre rotte e di un veicolo bruciato – non sono scaturite per motivi legati al lavoro, ma pare a causa di un’accesa discussione fra un impiegato ed un addetto alla sicurezza, i cui motivi non sono stati resi noti.

La Foxconn conta, in tutta la Cina, 1,2 milioni di dipendenti che, secondo varie organizzazioni di tutela dei lavoratori, pare abbiano un salario molto basso ed un numero eccessivo di ore di lavoro richiesto. Nei mesi scorsi, un’indagine condotta dalla Fair Labor Association aveva svelato una 50ina di violazioni sul lavoro che hanno causato incidenti come quello dell’esplosione avvenuta in una fabbrica di iPad; le violazioni sono risultate essere così tante che la Foxconn dovrà assumere decine di migliaia di lavoratori in più per rispettare le consegne di Apple.

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