In seguito ai risultati del referendum l’Italia ci rinuncia, il Giappone incredibilmente no. Come dice il ministro dell’Industria, Banri Kaieda il nucleare “continuerà a essere uno dei quattro pilastri della politica energetica del Paese“. Nonostante il disastro di Fukushima, il Sol Levante ritiene fondamentale il nucleare.
Kaieda sostiene di “comprendere” le richieste dell’abbandono, ma è dell’idea che “l’erogazione poco flessibile dell’elettricità ha impatti sull’attività economica e la vita delle persone“.
Prima del terremoto e dello tsunami, la quota di nucleare prodotta dal paese asiatico superava il 30% del totale dell’energia.