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Giappone: "Il nucleare resta essenziale"

Giappone: "Il nucleare resta essenziale"

In seguito ai risultati del referendum l’Italia ci rinuncia, il Giappone incredibilmente no. Come dice il ministro dell’Industria, Banri Kaieda il nucleare continuerà a essere uno dei quattro pilastri della politica energetica del Paese“. Nonostante il disastro di Fukushima, il Sol Levante ritiene fondamentale il nucleare.

Kaieda sostiene di “comprendere” le richieste dell’abbandono, ma è dell’idea che “l’erogazione poco flessibile dell’elettricità ha impatti sull’attività economica e la vita delle persone“.

Prima del terremoto e dello tsunami, la quota di nucleare prodotta dal paese asiatico superava il 30% del totale dell’energia. Dopo la tragedia dell’11 marzo solo 19 impianti su 54 sono rimasti in funzione e il tasso di utilizzo delle centrali è sceso al 40,9%, livello più basso mai registrato da maggio 1979. Dati che fanno moltiplicare i timori di un rischio blackout in estate.

Il governatore della provincia di Fukui, a sud di Tokyo, area che comprende 14 centrali nucleari, ha detto che non darà l’autorizzazione alla ripresa dei reattori, fermi per manutenzione, se il governo giapponese non farà luce “le ragioni che hanno causato la recente chiusura della centrale di Hamaoka e lo stato degli altri impianti nel Paese“.

 

 

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