Dopo il caso dell’assessore arrestato per presunti legami con la ‘ndrangheta, spunta una nuova inchiesta riguardante la Regione Lombardia, che coinvolgerebbe in questo caso i vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo e l’ex assessore regionale Nicoli Cristiani, arrestato alcuni mesi fa per corruzione. Rossano Breno, presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, e l’allora vicepresidente Luigi Brambilla avrebbero agito come mediatori presso la Regione Lombardia per far ottenere all’imprenditore Pierluca Locatelli l’autorizzazione all’apertura di una discarica di amianto nel Cremonese. Nell’inchiesta per l’apertura della discarica vi sarebbe anche una delibera della Giunta Regionale approvata il 20 aprile dello scorso anno “su proposta del Presidente Formigoni”. Il ruolo della Compagnia delle Opere nella vicenda era già venuto fuori in seguito all’arresto di Nicoli Cristiani.
Questi sono dunque gli ultimi sviluppi dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio che vede Nicoli Cristiani accusato di aver preso una tangente da 100 mila euro dall’imprenditore Pierluca Locatelli, che voleva ottenere l’autorizzazione per realizzare una discarica di amianto al posto della cava di Cappella Cantone. La Guardia di Finanza, oggi pomeriggio, ha inoltre vistato le sedi delle società Mediberg e Custodia, amministrate rispettivamente da Rossano Breno, presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, e dall’ex vicepresidente Luigi Brambilla.
Lega Nord
Formigoni azzera la giunta ma non si dimette
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, al termine di una lunga giornata, ha dichiarato: “Ci sono sempre io, non mi dimetto. Ci sarà una forte riduzione dei numeri della giunta e un rimpasto“. Formigoni oggi aveva incontrato nella sede romana del Pdl il segretario Angelino Alfano e il segretario leghista Roberto Maroni. Arrivando al vertice, il governatore lombardo aveva annunciato ai cronisti un “gesto forte” dopo l’ultimo scandalo esploso in Regione ieri. Parlando delle sue eventuali dimissioni, però, ha voluto chiarire, affermando: “Io non ho fatto nessun errore. La mia Regione è l’unica che ha i conti in ordine”. La stessa Lega chiede le dimissioni di Formigoni, che, dopo le dimissioni presentate dagli assessori leghisti alla giunta regionale lombarda, paventa la possibilità che possano esserci ripercussioni anche in Piemonte e in Veneto, perchè, ha affermato, “le tre giunte sono figlie dello stesso accordo politico“.
Il segretario del Pdl Angelino Alfano, ai microfoni di “Radio anch’io”, ha preso le difese del governatore lombardo, affermando: “Lavoriamo per evitare che cada la Regione Lombardia. Il presidente Formigoni farà cose talmente forti da rimettere in moto la Regione Lombardia. Penso che il presidente Formigoni debba azzerare tutto e ricominciare da capo, dare un segnale di cesura”.Riguardo alla possibilità che la caduta del governo lombardo possa avere ripercussioni sulle giunte regionali piemontesi e venete, Alfano ha poi affermato: “Non è una minaccia, è un patto politico assunto alle elezioni regionali” con la Lega.
‘Ndrangheta, arrestato assessore regionale lombardo
Sembrano non avere fine gli scandali che coinvolgono le amministrazioni locali, in particolare le Regioni. Oggi Domenico Zambetti, 60 anni, Pdl, assessore alla casa della Regione Lombardia, è stato arrestato con le accuse di voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa (contestato dal 2009) e corruzione. L’inchiesta sull’assessore Zambetti rappresenta un duro colpo per una giunta regionale come quella lombarda, il cui presidente Roberto Formigoni è indagato per corruzione assieme ai faccendieri Simone e Daccò, e dove si sono avuti altri arresti per appalti e inchieste per tangenti.
Per adesso, Formigoni non sembra intenzionato a dimettersi, ma il suo principale alleato, la Lega, minaccia le dimissioni di tutti i suoi consiglieri e assessori. Zambetti avrebbe in pratica pagato due “colletti bianchi” della ‘ndrangheta per la somma totale di duecentomila euro per avere un certo numero di voti sicuri. Uno di questi due “colletti bianchi” sarebbe Giuseppe D’Agostino, esponente della cosca calabrese Morabito-Bruzzaniti di Africo; l’altro sarebbe un referente del clan “Mancuso” di Palmi, Eugenio Costantino.
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