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Copyright: l’arte come la musica ora si pagano i diritti d’autore

Copyright: l’arte come la musica ora si pagano i diritti d’autore

Una sentenza americana che potrebbe cambiare per sempre una parte della legge sul copyright. Si tratta della legge grazie alla quale artisti famosi e meno famosi hanno potuto,  appellandosi ad una clausola,  utilizzare immagini altrui per elaborarle e trarne nuove opere d’arte,  mettendo il proprio copyright e facendo diventare quell’immagine rielaborata, un immagine propria.

In molti ricordano uno degli esempi più famosi riguardo il riutilizzo di un’immagine. Era il 1962 quando Andy Warhol poté riprodurre la famosa lattina di zuppa Campbell senza pagare un soldo di diritti. Ebbene ora, anche l’arte dopo la musica e il cinema dovrà probabilmente fare i conti con le limitazioni del diritto d’autore.

Infatti, per la prima volta , un giudice americano ha ribaltato il principio del “fair use” (l’uso leale)  del copyright, condannando un artista, giudicato colpevole di essersi indebitamente appropriato di un’immagine altrui.

L’artista in questione si chiama Richard Prince, considerato un maestro della ri-fotografia. L’accusa gli viene mossa da un fotografo francese, Patrick Cariou, che lo ha portato in tribunale accusandolo di furto per aver rielaborato, sotto forma di collage e dipinti, una sua fotografia raffigurante ritratti di rastafariani della serie “Yes rasta”.

Difatti, la maggior parte delle opere di Prince,  si basa proprio sulla rielaborazione di immagini altrui o di oggetti di uso comune. La sua opera ri-creativa lo ha portato a sviluppare un volume d’affari di almeno 2 milioni di dollari per l’acquisto delle sue opere. L’esempio più famoso è sicuramente la rielaborazione delle immagini appartenenti alla campagna pubblicitaria della Marlboro, che aveva come soggetto il cowboy e il sogno americano.

Ma se fino ad oggi, la sua “arte” era solo argomento di discussione sull’evoluzione del concetto di copyright, ora a lui e chi reinterpeta le foto altrui viene contestata legalmente. Infatti, per la giudice statunitense Batts, l’uso leale del copyright c’è “  soltanto se la rielaborazione fornisce  in qualche modo un approfondimento sull’opera a cui si riferisce, con legami al suo contesto storico e riferimenti critici all’originale”. Cosa che, a suo avviso, manca nel riutilizzo operato da Prince.

Un cambiamento epocale  riguardo la legge sul diritto d’autore . Fino ad oggi, infatti, da Warhol in poi per intenderci,  per la legge americana c’era una clausola secondo la quale “le opere protette da copyright sono disponibili al pubblico come materiale grezzo, senza necessità di autorizzazione, a condizione che dalla loro rielaborazione scaturisca qualcosa utile al progresso della scienza e delle arti”. Ora anche se un immagine diventa un opera d’arte si viene accusati di furto di proprietà intellettuale.

Comunque, la diatriba è solo all’inizio, ma già si stanno scatenando tutti i vari media americani, tra cui soprattutto il New York Times che sta dando grande spazio al dibattito.

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