Quando si stipula un contratto luce casa, un fattore di cui si deve tenere conto è la “potenza impegnata”. Con questa locuzione si fa riferimento al livello di potenza espresso in kilowatt (kW) che viene reso disponibile per la fornitura di energia elettrica. Più popolarmente si parla di “potenza del contatore” che, ovviamente, non è illimitata.
In sostanza, se utilizzando contemporaneamente più dispositivi che consumano energia elettrica (impianto di illuminazione, elettrodomestici, apparecchi elettronici ecc.), si arriva a superare il valore di potenza impegnata indicato nel contratto di fornitura (è prevista una franchigia del 10%), la fornitura di energia si interrompe, ovvero, per utilizzare un’espressione più popolare, “il contatore salta”. In altri termini, per fare un esempio pratico, se la potenza impegnata indicata nel contratto è di 4 kW e si utilizzano contemporaneamente 4,4 kW, la fornitura si interromperà.
Potenza impegnata: l’importanza di scegliere il giusto valore
Se ci si trova a dover richiedere l’allacciamento alla rete elettrica (deve quindi essere installato il contatore) oppure si stanno confrontando nuove luce casa offerte è opportuno valutare quale sia il valore di potenza impegnata più consono alle proprie esigenze.
Scegliere il valore giusto evita o un sottodimensionamento oppure un sovradimensionamento. Infatti, se si opta per un valore troppo basso, si rischia che il contatore “salti” piuttosto spesso, mentre se si sceglie un valore troppo alto, si andrà incontro a una spesa inutile (maggiore è la potenza impegnata, maggiori sono i costi relativi).
La maggior parte delle abitazioni del nostro Paese ha una potenza impegnata di 3 kW, un valore che in molti casi risulta sufficiente per gli usi quotidiani di energia elettrica. Se però troppe volte durante il giorno si sperimentano interruzioni causate da un utilizzo eccessivo della rete elettrica, può essere il caso di rivedere al rialzo tale valore.
Quale potenza impegnata scegliere?
L’utente domestico ha diverse possibilità di scelta per quanto riguarda la potenza impegnata e si può arrivare anche ai 30 kW. Si deve però precisare che la fascia normalmente utilizzata è quella che va da 3 a 6 kW, con passaggi di 0,5 kW.
Se quindi 3 kW sono ritenuti insufficienti, si potrebbe passare a 3,5 oppure a 4, ma ovviamente molto dipende dagli utilizzi che si fanno o si intendono fare dell’impianto elettrico.
Per scegliere il livello giusto è di notevole aiuto la bolletta della luce poiché dal 2017 è presente la voce “potenza massima prelevata” (o diciture simili) per ogni mese fatturato.
Ora, supponendo che il proprio contratto preveda un valore di 3 kW e nei 12 mesi dell’anno, si sono registrati valori di potenza massima prelevata inferiori (per esempio 2,7; 2,8, 2,6; 2,5 ecc.), avrebbe poco senso richiedere un aumento a 3,5 kW, a meno che non si abbia intenzione di utilizzare nuovi o più numerosi elettrodomestici (magari perché si intende passare dai piani di cottura a gas a quelli a induzione).
Viceversa, se con eccessiva frequenza si verificano fastidiose interruzioni di energia elettrica, si può valutare, sempre regolandosi sulle indicazioni in bolletta, un passaggio a un valore più alto.
Riassumendo…
Riassumendo quanto esposto:
- se si prevede di aumentare i consumi di energia elettrica perché si ha intenzione di installare un piano di cottura a induzione, una pompa di calore, un condizionatore o altri elettrodomestici molto energivori ecc., allora si può considerare di aumentare il valore di potenza impegnata;
- se il valore previsto dal contratto è adeguato agli utilizzi che facciamo della rete elettrica e non si stanno valutando impieghi maggiori di elettricità, si può mantenere il valore attuale;
- se si ha intenzione di risparmiare sulla bolletta e si è constatato che gli utilizzi sono sempre inferiori al valore indicato nel contratto, si può valutare la richiesta di riduzione.