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Porcellum, la Consulta rinvia la decisione al 2014

Porcellum, la Consulta rinvia la decisione al 2014

Si è chiusa in mattinata l’udienza pubblica della Corte Costituzionale che doveva decidere sulla legittimità del “Porcellum”, ma i giudici hanno fissato per il 14 gennaio 2014 una camera di consiglio sull’ammissibilità di un referendum sulla riforma della geografia giudiziaria, e potrebbero decidere in quel giorno riguardo alla costituzionalità della legge elettorale, ammesso che la Corte ritenga ammissibile il quesito. Oggi i giudici hanno ascoltato prima l’intervento introduttivo del giudice relatore Giuseppe Tesauro, poi l’intervento dell’avvocato Aldo Bozzi per i promotori del ricorso contro il Porcellum, che verte principalmente su tre punti: il premio di maggioranza, che non prevede un quorum minimo, l‘abolizione delle preferenze causata dalle liste bloccate dei partiti e l‘inserimento nella lista elettorale del nome del capo di ogni lista o coalizione.

Nel primo caso, l’attribuzione di un premio di maggioranza senza un quorum minimo di voti violerebbe il principio di uguaglianza del voto, mentre nel secondo caso, per il ricorrente, per garantire l’espressione di un voto personale e diretto bisogna dare all’elettore la possibilità di dare la propria preferenza a uno o più candidati. Infine, l’indicazione sulla scheda del capo del partito o della coalizione potrebbe inficiare l’autonomia del presidente della Repubblica nella scelta del presidente del Consiglio. Il ricorrente alla Corte Costituzionale è un avvocato di 79 anni, Aldo Bozzi, che nel 2009, come cittadino elettore, ha citato in giudizio davanti al Tribunale di Milano la presidenza del Consiglio e il ministero degli Interni, sostenendo che nelle elezioni politiche del 2006 e del 2008, svoltesi con il “Porcellum”, era stato leso il suo diritto di voto, che non si era potuto esprimere neli modi previsti dalla Costituzione, cioè con un voto “personale ed eguale, libero e segreto” e “a suffragio universale e diretto”.

Oggi, l’avvocato, davanti alla Consulta, ha ribadito: “L’esercizio di voto non è libero ed è condizionato e compresso da questa legge elettorale”, che, ha aggiunto, “lede il diritto di voto: con questa legge il diritto di scelta individuale dell’elettore è stato irragionevolmente soppresso”. Nel giudizio sono intervenuti “ad adiuvandum”, cioè a sostegno delle ragioni di Bozzi, altri 25 cittadini elettori. L’avvocato Carlo Tani, che difende anch’egli i ricorrenti, ha affermato invece che il Porcellum è “una legge che ci ha ridotto a mandrie da voto“, e che “si propone lo scopo di distruggere la Costituzione”.

Ora la Consulta potrebbe bocciare il premio di maggioranza e reintrodurre il sistema proporzionale con una soglia di sbarramento, oppure potrebbe attaccare le liste bloccate, anche se secondo molti giuristi questo sarebbe il punto su cui è più difficile intervenire, ma potrebbe anche bocciare l’intera legge e stabilire così il ritorno al “Mattarellum”, in vigore prima del “Porcellum“. Rimane poi la questione dell‘ammissibilità del quesito, sulla quale sono stati avanzati molti dubbi, anche perchè si teme che in questo modo si chieda alla Corte di svolgere indirettamente il ruolo del legislatore. Oltre all’ammissibilità o meno del ricorso, era stato ipotizzato anche uno slittamento del pronunciamento della Consulta, che consentirebbe al Parlamento di avere più tempo per varare la riforma elettorale.

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