Nel maxi emendamento del governo che ha sostituito il decreto annunciato da Berlusconi ci sono dei correttivi economici attraverso i quali si spera di uscire dalla crisi economica. Una delle voci potrebbe permettere, nonostante il ministro Tremonti avesse dato parere negativo, lo sviluppo della Banda Larga. Quest’ultima era considerata da molti un’opera di sviluppo al pari di opere pubbliche come strade e ponti, in quanto secondo studi accreditati i paesi con internet veloce si sviluppano maggiormente e più velocemente di quelli che non ce l’hanno.
Il Consiglio dei Ministri avrebbe quindi lasciato una scappatoia, che come al solito è la possibilità dei privati intervenire; insomma lo stesso escamotage utilizzato per non ammettere definitivamente l’abbandono del ponte sullo stretto di Messina. Bisogna quindi frenare gli entusiasmi, ma non solo per i doppi sensi di questa scappatoia, infatti non ci sarebbe ancora nessuna conferma ufficiale e la copertura finanzia del progetto sarebbe decisamente mancante.
A risolvere questo interrogativo sarebbero le speculazioni, fatte specialmente dalla stampa nazionale, che il denaro necessario verrebbe principalmente dai fondi strutturali dell’Unione Europea e quindi dal fondo per lo Sviluppo e dalla Cassa depositi e prestiti. Peccato che questi soldi siano stati effettivamente stanziati più volte e più volte ritirati per via di maggiori urgenze.
Ci sarebbe una lettera scritta da Assoprovider al ministro Romani, in cui vengono suggerite delle iniziative che potrebbero influire facilmente sulla diffusione delle infrastrutture dedicate al broadband senza pesare sui già traballanti bilanci pubblici. La speranza è che il governo si dimostri sensibile a questi inviti e si ricordi che le tematiche di innovazione, specialmente quella informatica, non sono voci tagliabili del bilancio. Anzi, sono la voce che più può spingere l’economia ingolfata a rianimarsi. Adesso però il governo sembra troppo impegna fra differenziali coi bund tedeschi, banche in crisi ed Unione Europea che pressa ed aumenti della pensione fino a 67 anni per occuparsi di opere che potrebbero salvare il paese.