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Cina: bandito il festival “mangia-cani” in seguito alla protesta del web

Cina: bandito il festival “mangia-cani” in seguito alla protesta del web

Il governo cinese ha deciso di abolire un tradizionale festival celebrato nell’est dello stato asiatico, in cui i cani venivano mangiati dopo essere stati spezzettati vivi. La decisione, riportata dai media statali cinesi, è stata presa in seguito ad un tumulto generale sul web a causa della crudeltà dell’evento.

La tradizione è solitamente festeggiata in ottobre, ed ha luogo nella provincia dello Zhejiang. La ricorrenza, il cui scopo è di celebrare una vittoria militare, risale a circa 600 anni fa. L’agenzia Xinhua si è espressa in merito con le seguenti dichiarazioni:

L’antica fiera è stata sostituita da una fiera più moderna negli anni ’80, ma il consumo dei cani era stato mantenuto come tradizione. Tuttavia, pochi anni fa i venditori hanno iniziato a macellare i cani in pubblico per dimostrare ai clienti che la loro carne era fresca e sicura, per facilitare gli acquisti da parte di chi credeva fosse conservata in frigo o contaminata.

Alcune foto circolate su popolari siti di microblogging hanno provocato un tale impatto che il governo ha accolto la richiesta che il festival sia bandito. L’agenzia continua citando le parole di un utente internet: “Le reazioni tempestive del governo dovrebbero essere incoraggiate. Spero che cibarsi di cani possa non essere più una tradizione in quella zona. Non è un festival, ma un massacro“.

Nonostante queste tradizioni borghesi, negli ultimi anni in Cina è aumentato il numero di proprietari di cani, e la conferma viene anche dalle numerose proteste da parte del popolo cinese attivista sul web, la stessa fetta di popolazione che ha provocato l’abolizione del suddetto festival.

E mentre il governo cinese ha incoraggiato il popolo ad usare internet come mezzo per segnalare la corruzione e l’abuso di potere, lo stesso governo continua a mantenere il potere decisionale su quel che può essere diffuso online, e ad operare censure ad obiezioni troppo forti verso il regime.

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