Quanto costa la libertà? Il bilancio provvisorio parla di 20000 morti, altrettanti feriti, migliaia di dispersi, crimini di guerra ed un paese allo sfascio.
Questo è stato il rapporto di Mohamed Al Alagi, ministro della giustizia del Cnt (comitato nazionale di transizione), fatto di fronte ai rappresentanti dell’Onu riuniti a Ginevra. Un bilancio drammatico delle vittime di una rivoluzione che stenta a concludersi. Al Alagi è la prima autorità del Cnt ad intervenire ufficialmente in un consesso internazionale come l’Onu; tuttavia il ministro Libico non ha incontrato ostacoli ed è anzi stato coadiuvato dall’intervento del magistrato Canadese Philippe Kirsch, il quale ha notificato nello specifico gli orrori che andranno affrontati e puniti alla fine di questo sanguinoso conflitto.
Sono già state accertate numerose detenzioni illegali di prigionieri ad opera dei lealisti di Gheddafi, alcune talmente disumane da vedere la reclusione dei prigionieri in gabbie metalliche sigillate fino all’asfissia dei suoi occupanti, questo episodio è avvenuto in giugno nei pressi di Al-Khums. Un altro episodio, definito indegno da Kirsch, riguarda fatti avvenuti durante la conquista di Tripoli e vede coinvolta la cosiddetta Brigata 32, che avrebbe giustiziato decine di prigionieri negli accampamenti militari di Gheddafi e perfino in alcuni ospedali (fecero scalpore le immagini comparse sulla CNN dei corpi ammucchiati sotto teli frettolosamente posti a coprire il massacro).
Nel frattempo Bani Walind è un campo di battaglia e secondo i ribelli mancherebbe poco alla sua definitiva conquista; molti credono che li si nasconda addirittura il dittatore libico in persona e suo figlio Seif Al-Islam. Ancora una situazione di stallo a Sirte, la città natale di Gheddafi, che con ben 30000 uomini ancora leali e ben equipaggiati al servizio del raiss promette una dura resistenza.
Ancora incerta la veridicità della notizia che vorrebbe i ribelli in possesso di 17 mercenari di nazionalità varie (fra le quali inglese e francese), catturati proprio sul fronte di Sirte. Al riguardo i ministeri degli esteri della Gran Bretagna e della Francia si sono detti ignari della vicenda.