Il senatur butta li una vera e propria frecciata a Berlusconi: “avanti fino al 2013, troppo!”
Bossi era sul Monviso quando ha fatto questa ed altre solenni dichiarazioni, ma la sua presenza li era per il rito padano-separazionista che prevede la raccolta in un’ampolla dell’acqua della sorgente del Po, che verrà poi in seguito versata domenica nella laguna di Venezia. Il capo del partito leghista ammette di trovarsi in una situazione precaria, come il governo del resto, ma la affronta come si addice ad un vero padano; insomma piuttosto che riflettere sui motivi della crisi della maggioranza e su soluzioni propositive per affrontare la crisi getta benzina sul fuoco.
I problemi di Berlusconi degli ultimi giorni non sono i suoi presunti reati, quanto piuttosto il fatto che “è ora di finirla di intercettare la gente“. Se la crisi economica incombe e l’Italia rischia di crollare a cosa serve il pareggio di bilancio o simili quisquilie, no, meglio dire: “crollata l’Italia noi sopravviveremo in padania come abbiamo sempre fatto!” Se nella Lega si sta diffondendo ormai il malcontento per la gestione di Bossi e molti guardano a Maroni come nuova guida del partito lui risponde: “da oggi mio figlio passa da trota a delfino, sarà lui a prendere in mano il partito dopo di me. Che a Maroni ed ai suoi piaccia o no!” Sulle notizie riportate da Panorama, che accusano la moglie del senatur di essere la vera padrona del partito (sicuramente la padrona di casa visto che pare abbia sempre mantenuto il marito), risponde: “sono degli stronzi! Hanno danneggiato la mia famiglia e mia moglie, lei è una brava persona e non è giusto metterla in mezzo“.
Insomma fra probabili scissioni del Carroccio, crisi della maggioranza che traballa sempre di più e riti inventati per una mistica padano-separazionista Bossi risolve tutto mostrando le corna (pardon, il dito medio, le corna sono troppo partenopee) ai sindaci che l’hanno seguito per manifestare contro i tagli ai comuni della recente manovra finanziaria. Dopotutto, come urlano negli slogan quelle stesse persone che hanno costituito la base del successo leghista degli ultimi dieci anni: “lontani dal nord, comodi a Roma” o “giù le mani dai comuni! Dov’è il federalismo”; tuttavia pare che il gestaccio sia partito solo mentre i sindaci (con tanto di fascia tricolore) hanno intonato l’inno di Mameli.