Steve Jobs è morto lo scorso 5 ottobre e la sua dipartita ha rappresentato un momento di commozione per il mondo e poi di frenetica analisi alla vita di uno degli uomini più geniali e discussi del XX secolo, ma che ha saputo essere incisivo anche nel XXI. Adesso la sua nuova biografia svela l’ennesima accusa di plagio che Jobs stava per lanciare ad un colosso dell’informatica, come quelle fatte a Microsoft negli anni ottanta: Android sarebbe stato realizzato con sue idee, Google ha rubato uno dei suoi migliori prodotti.
Ebbene si, Steve Jobs non poteva proprio sopportare il sistema di Google Android, che secondo la sua biografia lui considerava “rubato” alle sue idee, un plagio inaccettabile, che secondo Walter Isaacson, lo scrittore del libro sulla vita del fondatore della società di Cupertino, avrebbe addirittura indotto Jobs ad affilare le armi in vista di una causa multimiliardaria con Google.
La piattaforma di Google sarebbe il risultato della violazione di numerosi brevetti a marchio Apple ed il suo fondatore sarebbe stato disposto a spendere fino all’ultimo dollaro dei 40 miliardi a disposizione delle casse della sua azienda pur di dimostrarlo. Una guerra senza quartiere contro Android e quindi Google, con l’unico scopo di cancellarlo da ogni dispositivo mobile su cui sia mai stato istallato.
Forse è un po’ sensazionalistica come notizia e probabilmente lo stesso Jobs, che sicuramente poteva essere convinto di una simile posizione, non intendeva metterla in pratica visto che avrebbe significato davvero spese legali per milioni e milioni di dollari ed uno scontro contro uno dei maggiori colossi mondiali dell’informatica che non avrebbe fatto bene a nessuna delle due parti.
Forse questo (una questione d’immagine), più che un’ammissione di colpevolezza, ha spinto la Mountain View a tentare di raggiungere un accordo economico con Apple mettendo in capo qualche miliardo di dollari. Jobs però avrebbe dato come risposta un secco “no”, deciso e testardo com’era a volere solo la cancellazione del prodotto considerato rubato.
Ci si chiede se Tim Cook, che già da tempo aveva sostituito il guru malato e stanco, abbia intenzione di proseguire su questa strada oppure se abbia in mente una tattica differente nell’opposizione a Google.