Fino a un anno fa Muammar Gheddafi era amico della maggior parte dei leader occidentali. Il paese più vicino alla Libia era indubbiamente l’Italia. Non solo per la (finta) amicizia che legava il dittatore a Silvio Berlusconi. Già prima dell’attuale premier, i rapporti tra il nostro paese e la Libia di Gheddafi erano solidissimi. Tutti i poteri forti, d’altronde, hanno fatto affari col dittatore. Un suo figlio ha persino giocato in Serie A fino a pochi anni addietro.
Vittorio Sgarbi, ora, se la prende con quegli ipocriti che sputano sul piatto. “Lo abbiamo lisciato e blandìto fino a che ci è parso comodo. Poi l’abbiamo abbandonato – ha detto il Sindaco di Salemi al Fatto Quotidiano. – Intorno a Gheddafi si agitavano in tanti. Destra sinistra, centro, poteri forti, istituzioni deboli. E’ la storia di sempre. La nostra storia impastata con la vigliaccheria e l’opportunismo“.
Per il critico d’arte, colpevoli di opportunismo sono un po’ tutti gli Italiani, militari ed ecclesiasitici inclusi: “Il nostro universo imprenditoriale, i petrolieri, l’Eni, il governo, l’opposizione, le forze di polizia – ha detto ancora Sgarbi al Fatto. – Durante l’ultima visita romana, l’avete scritto anche voi, la gara dei ministri e dei sottosegretari impegnati a farsi fotografare con il leader era impudìca. Una legittimazione evidente. Anche monsignor Mogavero, interpretò la rilettura del Corano di Gheddafi in modo laico. La definì un’opportunita utile anche alla religione cattolica. E Mogavero non è sciocco”.
Sulla morte di Gheddafi: “Il vero dittatore è chi gli spara. Uccide un debole. Chi spara ha un sorriso da demente. Così non si ammazza nemmeno un animale”.