E’ stata anche oggi una giornata di scontri violenti in Egitto. Le decisioni del presidente Morsi sui suoi poteri “assoluti” e la nuova Costituzione, scritta da un’assemblea composta soltanto da rappresentanti dei Fratelli Musulmani, hanno portato a incidenti tra sostenitori e oppositori del presidente al Cairo e diviso il paese. L’opposizione chiede infatti che Morsi rinunci ai poteri “di cui si è autoinvestito”, mentre i sostenitori del presidente oggi sono scesi in piazza contro gli oppositori, il che ha portato a scontri con lanci di pietre e lacrimogeni e, stando a quanto riferito da Al Jazeera, vi sarebbero anche due vittime, un uomo e una donna, e almeno una quindicina di feriti.
Uno dei consiglieri dimissionari del presidente Morsi, Ayman el Sayat, ha annunciato che tutti i consiglieri hanno rassegnato le loro dimissioni. Oggi il primo a farlo era stato il dottor Saif Abdel Fatah, che si era dimesso in diretta televisiva su Al Jazeera, in lacrime per la gravità degli scontri. L’opposizione, tramite il suo leader Mohammed El Baradei, condanna le violenze, accusando Morsi di esserne responsabile: “Alla luce di quello che sta succedendo ora davanti a palazzo Ittahadeya, ritengo il presidente Mohamed Morsi responsabile della protezione delle manifestazioni pacifiche se vuole preservare quello che gli resta della sua legittimità” ha affermato El Baradei.
In serata, dal primo ministro Hisham Qandil è giunto un appello alla calma per poter “dare una chance agli sforzi ora in corso per iniziare un dialogo per la riconciliazione nazionale”. Il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki ha invece fatto sapere che gli articoli “contestati” della costituzione possono essere modificati, ma solo dopo il referendum. C’è comunque, ha spiegato il vicepresidente, “una sincera volontà politica di superare l’attuale periodo e rispondere alle richieste della gente”. Mekki ha inoltre confermato che il referendum sulla nuova Costituzione, che prevede la “sharia“, la legge islamica, come fonte principale della legislazione nazionale, si terrà il 15 dicembre, come previsto.
Circolano voci di ripensamenti da parte del presidente Morsi, che starebbe valutando di congelare il controverso decreto costituzionale o di eliminare i due articoli che accrescono i suoi poteri e che hanno scatenato le proteste. L’opposizione chiede al presidente alcune precise condizioni: il ritiro del decreto presidenziale che aumenta i poteri del capo dello Stato, l’ annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e la formazione di una nuova assemblea costituente che “rifletta tutte le categorie” della società egiziana. “Se il presidente non risponde a queste richieste entro venerdì perderà la sua legittimità“, fanno sapere dal Fronte di salvezza Nazionale, che raccoglie 18 movimenti di opposizione ed è coordinato da El Baradei.