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Rispettati i decreti anti-smog a Roma

Rispettati i decreti anti-smog a Roma

La misura delle targhe alterne risale addirittura agli anni 60′, sebbene fosse applicata per la prima volta nelle città americane e solo 15 anni dopo si fu costretti a prenderla in prestito anche in Italia. Questo tipo di prevenzione viene fatta quando le “polveri sottili“, cioè gli effetti dell’inquinamento, raggiungono concentrazioni attorno alle città così tossiche da richiedere un intervento drastico.

Non ha però mai riscosso consensi unanimi, in quanto in primis è solo una misura palliativa, la cui efficacia è tanto maggiore quanto maggiore è la sua frequenza nel tempo, in secundis in quanto rende la circolazione molto più di complicata e caotica, specialmente se considerato che di solito una simile misura viene adottata nelle grandi metropoli.

Oggi, con l’introduzione di auto più ecologiche è possibile bypassare il problema, infatti per chi può permettersi un veicolo elettrico, a gas o con tecnologia ibrida, spesso non è necessario sottostare ai decreti.

L’adozione più recente delle targhe alterne è stata per il comune di Roma, in cui si registra un sensibile aumento della capacità della popolazione di capire e rispettare il divieto. Questo si rileverebbe dalle 1783 contravvenzioni elevate agli automobilisti della città eterna, che sarebbe in netto calo rispetto a quelle rilasciate nel 2008 durante l’adozione della stessa misura ecologica.

Secondo l’assessore comunale all’Ambiente Visconti il 29% dei rimani controllati è stato multato, mentre nel 2008 la percentuale avrebbe di poco superato il 45%. Un ottimo risultato secondo il Campidoglio, che al termine del divieto per le targhe pari si è detto soddisfatto dei rilevamenti ottenuti sull’aria, che starebbe lentamente migliorando e tornando entro i livelli di guardia.

Per domani sarà prevista una replica speculare del divieto di circolazione, che però riguarderà ovviamente le targhe dispari. Al riguardo continuano ad essere particolarmente critici i Verdi, i quali parlano di una misura bluff e di dati travisati. Legambiente chiede invece che la zona verde venga estesa per massimizzare il più possibile l’effetto.

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