Sono ormai definitivi i dati delle elezioni amministrative che hanno riguardato domenica sette regioni e oltre settecento comuni italiani, e che hanno visto il centrosinistra aggiudicarsi cinque regioni (Puglia, Marche, Toscana, Campania e Umbria), e il centrodestra confermarsi in Veneto e strappare la Liguria agli avversari. Dopo diverse ore di silenzio, nel tardo pomeriggio di lunedi il premier Matteo Renzi, di ritorno dalla base militare di Herat in Afghanistan, ha commentato l’esito del voto, affermando: “Il risultato è molto positivo. Oggi sono cinque le regioni guidate dal Pd. Si è passati in un anno dal sei a sei ad un sonoro dieci a due sul centrodestra”. In precedenza, era intervenuta anche la vicesegretaria democratica Debora Serracchiani, che aveva parlato di “una vittoria chiara e netta”, mentre il presidente del partito Matteo Orfini aveva espresso “amarezza” per il risultato in Liguria, “figlio di una scelta irresponsabile della sinistra”.
In quest’ultima regione, infatti, il centrosinistra era diviso tra la candidata renziana Raffaella Paita, inizialmente data per favorita e che si è invece fermata al 27,84%, quasi sette punti percentuali sotto il candidato del centrodestra, Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi, e Luca Pastorino, che guidava una formazione comprendente anche fuoriusciti dal Pd e sostenuta pure da Sergio Cofferati e da Pippo Civati, e che ha ottenuto il 9,41 dei consensi. Un’altra grana interna al centrosinistra riguarda la Campania, dove il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, del Pd, ha prevalso, seppur di misura (41,15 per cento contro 38,37 per cento) sul candidato del centrodestra e governatore uscente Stefano Caldoro, ma deve ora vedersela con l’eventuale applicazione della legge Severino, che potrebbe minacciare il suo insediamento a governatore per una sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio.
Secondo il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini, comunque, “De Luca era candidabile, eleggibile, insediabile. La legge non parla di decadenza ma di sospensione”. La presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, parlando alla trasmissione “Piazza Pulita” delle accuse rivoltele dopo la pubblicazione della lista degli “impresentabili” che comprendeva anche il sindaco di Salerno, ha dichiarato invece: “Chiedo le scuse al mio partito, ritengo di aver diritto ad un risarcimento”. Esulta il leader della Lega Nord Matteo Salvini, il cui partito è il primo del centrodestra, e che sostiene ora di essere “la vera alternativa a Renzi”. Ha usato toni trionfalistici anche il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che ha scritto sul suo blog: “Grazie a chi ha ridimensionato il partito dell’innominabile e lo ha portato a percentuali più consone (metà rispetto alle Europee) alla sua (non) azione di governo”.
Per Grillo, il Movimento è il primo partito in Campania, Liguria e Puglia, ma, a fine scrutinio, esso si attesta come seconda forza, pur riducendo leggermente il suo consenso rispetto alle Europee. Da Forza Italia, invece, Renato Brunetta ha parlato addirittura di “sconfitta netta di Renzi e del renzismo“, mentre il neoeletto governatore ligure Giovanni Toti ha affermato: “La Liguria è un laboratorio nazionale che dimostra che il Pd non è imbattibile e che l’onda renziana è durata solo un anno”. Particolarmente bassa, infine, l’affluenza alle urne: si è recato ai seggi solo il 52,2% degli aventi diritto, quasi dodici punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti elezioni omologhe a quelle di domenica.