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Polmonite, il 50% dei pazienti la contrae in ospedale

Polmonite, il 50% dei pazienti la contrae in ospedale

La polmonite, secondo i risultati esposti al 112° congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna che si concluderà il 25 ottobre, viene contratta il 50% delle volte proprio negli ospedali.

La metà di coloro che soffrono di questa patologia dunque si ammala nei reparti ospedalieri, ma non è tutto: la malattia contratta li è più debilitante e più difficile da debellare. Secondo le statistiche messe in campo durante il congresso la mortalità arriverebbe al 18% in questi casi, mentre per chi ha contratto la malattia fuori dagli ospedali questa percentuale scende al 7%. Bisogna considerare anche che i casi ospedalieri sono generalmente persone affette da altre problematiche e quindi la maggiore incidenza di mortalità può essere attribuito all’organismo già debilitato di questi pazienti; tuttavia secondo i medici sussiste una maggiore resistenza ed aggressività dei microbi dei reparti, in quanto li avviene una selezione naturale più serrata a causa delle forti quantità di antibiotico somministrate.

La ricerca ha preso in esame all’incirca 2000 pazienti, di almeno 55 reparti di Medici Interna di ospedali italiani. Il 18% delle polmoni contratte in Italia sono considerate “nosocomiatale“, cioè da infezioni prese in ospedale. Il 30% viene invece contratto frequentando istituti di riabilitazione, day hospital o comunità per anziani affetti da malattie croniche.

il 51,6% invece la contrae nel mondo esterno. Secondo Mario Venditti, del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive al Policlinico Umberto I e professore associato all’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato: “la polmonite nosocomiale e quella che insorge in comunità ma che è associata a procedure sanitarie sono le più gravi”. 

Secondo il presidente del SIMI, Francesco Violi, c’è la concreta possibilità di studiare le terapie antibiotiche specifiche per questo tipo di polmonite “nosocomiale”, ma specialmente bisogna comprendere che curarsi in ospedale è pericoloso, infatti è l’ambiente più saturo di batteri ed è quindi preferibile, nonché auspicabile, lo sviluppo di un’assistenza domiciliare.

 

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