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Pistorius torna libero: il giudice spiega perchè

Pistorius torna libero: il giudice spiega perchè

Una cauzione di 85mila euro, quella che dovrà sborsare l’atleta parolimpico Oscar Pistorius per lasciare il carcere in cui è rinchiuso dalla scorsa settimana, quando è stato arrestato con l’accusa di omicidio premeditato ai danni della fidanzata Reeva Steenkamp.

“Sono arrivato alla conclusione – ha dichiarato il giudice Desmond Nair – che l’accusa ha presentato una documentazione che permette la liberazione su cauzione“.

Con un discorso durato quasi due ore, il presidente della Corte ha spiegato che non sussiste alcun pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove, tanto meno di eventuali pericoli per la società.

“Che vita potrebbe condurre se fuggisse, una persona con le protesi? Tuffarsi e nuotare ogni giorno con queste protesi”, si è chiesto retoricamente il giudice Nair, di fronte alle obiezioni del procuratore Gerrie Nel.

“Allora dovremmo concludere che il fatto che sia disabile gli consente di avere la cauzione?”, ha chiesto quindi l’accusa, sostenendo il paragone con Julian Assange: “Anche lui è molto noto, ma è fuggito in una ambasciata”.

La libertà di Pistorius avrà comunque tutta una serie di limitazioni: l’atleta non potrà tornare nella propria abitazione, in cui si è consumato il delitto, e dovrà ogni mattina presentarsi al commissariato; gli saranno tolti i passaporti e le armi e  non dovrà in alcun modo avere contatti con i testimoni.

Inoltre, Pistorius dovrà astenersi dal consumare sostanze alcoliche o stupefacenti, sarà costretto a dare alla polizia un numero telefonico cui essere costantemente rintracciabile, comunicare qualsiasi spostamento e chiedere il permesso se volesse lasciare Pretoria.

Infine, non dovrà essere accusato di violenze nei confronti delle donne per tutta la durata del processo, altrimenti potrebbe decadere il diritto alla libertà su cauzione.

Il giudice Nair, fra le motivazioni che l’hanno persuaso a concedere questo provvedimento, ha incluso degli errori che la polizia avrebbe commesso nel corso degli indagini: soprattutto il non aver controllato subito il telefono cellulare della vittima, ma anche la presenza dell’ispettore Hilton Botha, rimosso ieri dal caso, il quale potrebbe aver inquinato le prove.

 

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