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Parma, il sindaco Pizzarotti indagato per abuso d’ufficio. Lui: “Tranquillo, atto dovuto”

Parma, il sindaco Pizzarotti indagato per abuso d’ufficio. Lui: “Tranquillo, atto dovuto”

Un’altra grana giudiziaria per il Movimento 5 Stelle: dopo il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, ora è infatti il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti ad essere indagato, per abuso d’ufficio, insieme al suo assessore alla Cultura Laura Ferraris. L’inchiesta riguarda la nomina di Anna Maria Meo a direttore generale del Teatro Regio e di Barbara Minghetti a consulente per lo sviluppo e i progetti speciali, e vede coinvolti anche gli altri membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Regio, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti. La procura di Parma aveva aperto l’inchiesta a fine 2015 dopo le denunce del senatore del Pd Giorgio Pagliari. Gli inquirenti intendono accertare se vi siano state presunte interferenze nella procedura di “ricognizione esplorativa aperta con un avviso pubblico per la scelta di un nuovo direttore generale dopo le dimissioni date nel luglio 2014 dall’amministratore Carlo Fontana e dal direttore artistico Paolo Arcà.

In trenta presentarono domanda, e la commissione, composta da tre esperti, scelse sette candidature da sottoporre al consiglio d’amministrazione, ma, il 19 gennaio 2015, la Fondazione Teatro Regio, in seguito ad una delibera del cda, comunicò ai selezionati che la “ricognizione esplorativa” si era chiusa senza esito, per poi nominare, una settimana dopo, Meo e Minghetti, che però non avevano neanche partecipato al bando. Fra i candidati scartati, invece, figuravano professionisti con un curriculum di tutto rispetto, per cui la decisione suscitò numerose polemiche, al punto che il senatore Pagliari, che fin da subito aveva accusato la Ferraris di aver interferito con il lavoro della commissione, presentò poi un esposto in Procura. Pizzarotti e la Ferraris si erano subito difesi sostenendo che il bando di selezione era “esplorativo” e non vincolante. Ieri il sindaco, tramite il suo portavoce, ha fatto sapere: “Sono tranquillo perché è un atto dovuto che rispetto pienamente. Era già emerso ci fossero indagini in corso in ragione degli esposti del senatore Pd Pagliari. Sarà utile per chiarire la vicenda, con la Procura mantengo il consueto atteggiamento collaborativo. Il mio impegno continua senza esitazione“.

Dal direttorio del Movimento 5 Stelle è intervenuto Roberto Fico, spiegando: “Come sempre, se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del Movimento 5 Stelle chiederemo un passo indietro“. Il capogruppo del M5S di Parma Marco Bosi ha confermato che il direttorio ha dato il suo appoggio perché “dal momento in cui abbiamo spiegato quale era la situazione erano assolutamente convinti che il modo di agire fosse corretto“. Fra i grillini c’è però malumore perché Pizzarotti, come confermato dalla Procura di Parma, ha appreso di essere indagato a metà febbraio, ma non l’ha mai comunicato al direttorio, con il quale non parla dall’autunno e che quindi l’ha appreso solo giovedì dai giornali. Una tale reticenza potrebbe anche costargli l’espulsione, già invocata per lui in passato.

Quanto all’ipotesi dimissioni, la candidata a sindaco di Roma del M5S Virginia Raggi è prudente: “Questo lo valuterà lui. Non ho avuto modo di approfondire la questione“. Anche il premier Matteo Renzi ha fatto riferimento alla vicenda di Pizzarotti, affermando a Porta a Porta: “Ha preso un avviso di garanzia oggi il sindaco di Parma. Non faccio una strumentalizzazione, ma un avviso di garanzia non è una sentenza di condanna“. In molti, però, vanno ora all’attacco dei grillini, come Stefano Esposito del Pd, che ha dichiarato: “Prima Quarto, poi Livorno, ora Parma. Noi siamo sempre garantisti, voi cari grillini? Che fate? Espellete, fate finta di niente, ve ne state zitti? Restiamo in attesa di sapere se Di Battista e Di Maio oggi sono in versione garantista o no”. Maurizio Gasparri, di Forza Italia, ha rincarato la dose: “Per fortuna i grillini hanno pochi sindaci perché stanno realizzando una percentuale di indagati che tende al 100 per 100“.

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