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Delitto Melania Rea, depositate le perizie

Delitto Melania Rea, depositate le perizie

Le nuove perizie non svelano il mistero sull’ora della morte di Melania Rea, la giovane mamma di Somma Vesuviana uccisa con più di trenta coltellate il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella. Le relazioni richieste dal Gup Marina Tommolini e svolte dai periti Gianluca Bruno e Sara Gino, non dipanano l’interrogativo più importante per fare luce sull’atroce omicidio per il quale al momento continua ad esserci un solo indagato: il marito Salvatore Parolisi in carcere dal 19 luglio 2011.

 

Secondo i consulenti infatti non è possibile stabilire l’ora esatta della morte della povera mamma. Fino ad ora l’unico a circoscrivere l’ora del decesso era stato Adriano Tagliabracci, l’anatomopatologo che ha effettuato l’esame autoptico sul corpo della trentenne e che sulla base del quantitativo di caffeina presente nello stomaco di Melania aveva circoscritto l’ora della morte tra le 14,30 e le 14,50 del 18 aprile.

 

L’anatomopatologo Gianluca Bruno esprime invece dubbi sulla possibilità di ricostruire con esattezza l’ora del decesso, perché ritiene che bisognerebbe avere informazioni più esatte sull’ultimo pasto di Melania. In particolare il perito avrebbe dovuto sapere se Melania ha solo assunto un bicchiere di latte, come sostiene il marito, o ha mangiato una piadina, come avrebbe riferito alla madre nell’ultima telefonata intercorsa tra le donne quel 18 aprile. E poi il consulente avrebbe dovuto sapere quanto caffè ha bevuto la vittima e a che ora. La presenza di caffeina nello stomaco di Melania, in effetti, poteva essere un formidabile indicatore in quanto viene assorbita al massimo in 45 minuti. Ma, in assenza di certezze sulla quantità e sull’ora dell’assunzione dell’ultimo caffè, un dato scientifico non si può ricavare. Non si sa neppure se Melania abbia bevuto caffé o bevande contenenti caffeina. Per quanto riguarda il lavoro svolto dalla genetista forense Sara Gino, è indubbio che il dna presente sull’arcata dentaria di Melania appartenesse al marito ma è altresì difficile stabilire i tempi di dissolvimento in bocca.

 

 

Per l’avvocato della famiglia Rea Mauro Gionni: “la superperizia non toglie e non aggiunge nulla a quello che già sapevamo. Vorrei comunque ricordare che nel rito abbreviato si tiene conto di tutti gli atti contenuti nel fascicolo processuale. Quello che si sta svolgendo è un processo indiziario e spetterà al giudice stabilire se quelli raccolti nei confronti di Parolisi sono gravi”. Il legale aggiunge che “ben tre perizie dimostrano che i telefonini di Melania e Salvatore agganciavano entrambi la cella del bosco delle Casermette”.

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