Si aggrava sempre di più il bilancio del terremoto che ha colpito sabato scorso il Nepal, le cui vittime, secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Interno nepalese, sarebbero oltre 4500, e per la Caritas del Nepal potrebbero essere anche seimila, mentre il premier nepalese Sushil Koirala, ammettendo che le operazioni di soccorso “non sono state efficaci”,ha fatto una previsione ancora più catastrofica sulle possibili dimensioni della tragedia, dicendo: “Temiamo diecimila morti“. I feriti, invece, sarebbero circa ottomila. Tra le vittime vi sarebbero anche quattro italiani, ossia i trentini Renzo Benedetti, Marco Pojer, Oskar Piazza e la marchigiana Gigliola Mancinelli, i primi due travolti da una frana mentre si trovavano a 3500 metri di altezza sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Katmandu, per un’escursione nella Rolwaling Valley, gli altri due, speleologi del Soccorso alpino, travolti da una valanga sempre a Langtang.
Sono invece salvi gli altri due italiani del gruppo, Giuseppe “Pino” Antonini, che è riuscito a comunicare con i familiari di Ancona e con la Farnesina, e Giovanni “Nanni” Pizzorni, che ha però riportato diverse fratture. Benedetti e Pojer avevano deciso di fare una piccola deviazione di percorso per portare alcune medicine ad un’anziana nepalese che conoscevano dalle precedenti spedizioni, dicendo ai loro compagni di continuare lungo il sentiero. I due stavano facendo un’escursione assieme a Iolanda Mattevi, trentina di Segonzano, che ha riportato la frattura dell’avambraccio e di un dito, ed Attilio Dantone, della Val di Fassa, rimasto illeso.
E’ invece rientrato l’allarme per Fiorella Fracassetti, trentanovenne di Bergamo, di cui non si avevano notizie da sabato e che invece è riuscita a chiamare a casa, e per lo scalatore veronese Giovanni Cipolla, 24 anni, che risultava disperso e che ha telefonato anche lui ai familiari. Secondo la Farnesina, vi sono ancora circa quaranta italiani irreperibili, mentre le segnalazioni arrivate alla sala operativa dell’Unità di crisi nelle ore successive al terremoto hanno permesso di rintracciare finora più di trecento connazionali presenti nell’area. Sono in corso invece le operazioni di evacuazione dei circa duecento alpinisti e guide nepalesi bloccati sull’Everest per le valanghe provocate dal terremoto. Intanto il Centro sismologico mediterraneo europeo (Emsc), dopo la prima scossa di magnitudo 7,9 Richter di sabato, ha registrato almeno altre 45 scosse di magnitudo superiore a 4,5 gradi.
Secondo il ministero dell’Interno, inoltre, sarebbero un milione le persone la cui casa è stata distrutta o seriamente danneggiata dal sisma, mentre secondo lo staff di “Save the Children” presente nella regione, sarebbero 30 su 75 i distretti colpiti dal terremoto, e sarebbero “quasi due milioni i minori in Nepal che hanno bisogno di aiuto“. Il governo di Katmandu sta cercando di reagire all’emergenza, ma ha scarsi mezzi, e fa quindi appello alla comunità internazionale. Si teme inoltre il diffondersi di malattie per la mancanza di servizi igienici e della raccolta della spazzatura, mentre nella maggior parte della capitale manca ancora la luce elettrica, quindi molti servizi sono fuori uso. Secondo l’Oms, servono quanto prima cinque milioni di dollari come prima risposta per fronteggiare l’emergenza sanitaria seguita al terremoto in Nepal.