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Lavorava per l’ndrangheta, arrestato assistente capo della polizia penitenziaria

Lavorava per l’ndrangheta, arrestato assistente capo della polizia penitenziaria

Ha agito indisturbato per quasi vent’anni, passando informazioni e tenendo saldi i contatti con le cellule criminali a piede libero; fino a che non sono scattate le manette anche per lui: ieri mattina è stato arrestato l’assistente capo della polizia penitenziaria, Carlo Claudio Gallo, di 45 anni, originario della regione Campania, ma residente a Pavia da una vita ormai, tanto che prestava servizio da ben 19 anni nella sezione ad alta sicurezza del carcere di Pavia. Una carriera lunga e apparentemente brillante, se non fosse che all’interno della struttura non lavorava per conto delle persone giuste.

Secondo quanto riferisce la Questura di Milano, che ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Milano e richiesta dal Procuratore aggiunto Ilda Boccassini, la pesante accusa contro Gallo è quella di concorso esterno in associazione mafiosa: per anni l’uomo, dopo aver conquistato la fiducia dei due boss Luigi Mancuso e Nicodemo Filippelli, avrebbe fatto da tramite tra diversi detenuti affiliati a cellule della ‘ndrangheta e i loro compagni ancora a piede libero. Con un occhio di riguardo per i due capi stessi, legati alla “locale” di Legnano e che mantenevano i rapporti con il 29enne Alessandro Magaraci, arrestato anche lui ieri. Ma l’indiscrezione da cui hanno preso piede le indagini che hanno portato ai due arresti parlava di un tentativo d’evasione dei due boss, da effettuare con l’immancabile aiuto dell’assistente capo Gallo e che prevedeva una rocambolesca fuga attraverso i sotterranei per raggiungere gli alloggi del personale e fuggire. La notizia, giunta nel maggio scorso alle orecchie di alcuni agenti penitenziari, ha subito messo in moto gli accertamenti e Gallo è stato messo sotto sorveglianza e pedinato per mesi, fino ad arrivare all’arresto definitivo.

Nel frattempo, a scopo precauzionale, i boss Mancuso e Filippelli sono stati trasferiti in un altro carcere verso la fine del 2011; pare che tra loro e il poliziotto corrotto non vi siano stati significativi passaggi di denaro, ma unicamente promesse di una futura ricompensa per i servizi prestati. Per fortuna che le manette sono scattate prima della fuga dei due capi.

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