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Lavora al call center per 9 anni, rischia di perdere la voce

Lavora al call center per 9 anni, rischia di perdere la voce

Parlare, parlare, parlare fino a perdere la voce? Sembra proprio possibile. Parliamo di un’operatrice call center che in 9 anni al telefono ha ripetuto svariate frasi del tipo: “In che cosa posso aiutarla? Sono l’operatrice numero… Vorrei proporle una nuova tariffa…” e tante altre. Il tutto fino a consumarsi letteralmente le corde vocali, rischiando dunque di subire un danno permanente alla gola. Il responso dei medici che hanno visitato la protagonista della storia all’Ospedale Molinette di Torino è stato “disfonia”, una sorta di infortunio alle corde vocali, una malattia professionale che può paralizzare la voce.

I medici hanno poi inviato una segnalazione alla Procura di Torino, che ha aperto un’inchiesta. Della vicenda si sta occupando il Pubblico Ministero Raffaele Guariniello, da sempre impegnato sul fronte della sicurezza sui luoghi di lavoro. Il fascicolo al momento è rivolto verso ignoti.

La donna ha iniziato a lavorare nei call center nel 2003, in forze a Telegate Italia, poi diventata Voice Care, una società con 400 lavoratori che ha la base operativa al Lingotto, acquistata alcuni anni fa dal gruppo Contacta. Ora spetterà alla magistratura stabilire se i problemi vocali della donna, 41 anni, così gravi da portare all’esaurimento della voce, possano essere considerati una vera e propria malattia professionale. “Sono stata assunta nel 2003 in un primo call-center e per nove anni ho sempre fatto la telefonista per conto di una società di servizi. Ho parlato fino allo sfinimento” ha dichiarato la lavoratrice.

Nel referto medico, adesso a disposizione di Guariniello, si legge proprio di un pericoloso esaurimento locale che potrebbe provocare conseguenze permanenti, se non degenerare in patologie ancora più gravi. Certo è che qualora venga stabilito il nesso di dipendenza tra lavoro e malattia, una piccola rivoluzione potrebbe scaturire nel mondo del call center da questa inchiesta.

Sino ad oggi ai lavoratori nei call center (stimati in circa 400 mila euro in Italia) era stato riscontrato prevalentemente il cosiddetto “Burn out”, lo stress lavorativo dipendente dallo stare ore con le cuffiette nelle orecchie, rispondendo a centinaia di chiamate a raffica, avendo a che fare con interlocutori di tutte i tipi, anch’essi spesso stressati. Il tutto per non più di 600 euro al mese. Questa è l’Italia.

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