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Il Papa benedice la pena di morte per i gay

Il Papa benedice la pena di morte per i gay

In quella che è la giornata in cui viene reso noto il messaggio per la XVI Giornata della Pace, Papa Benedetto XVI ricalca sottolinea ancora una volta quella che è la posizione della Chiesa Cattolica nei confronti dei matrimoni gay. Nel messaggio “Beati gli operatori di pace” di Sua Santità, si legge:

La struttura naturale del matrimoniova riconosciuta e promossa, quale unione fra uomo e donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. L’azione della Chiesa nel promuovere i principi di cui si parla nel messaggio è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.

Ovviamente, le parole di Papa Benedetto XVI non sono passate inosservate ed hanno scatenato un fiume di polemiche, a cominciare dal presidente nazionale dell’Arcigay Flavio Romani, il quale ha definito il Papa “un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali”. Romani ha poi aggiunto:

Quello che oggi papa Benedetto XVI ha anticipato quale messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà l’1 gennaio 2013 è probabilmente il peggiore di sempre: arma infatti gli omofobi di tutti i paesi con un invito ad una crociata senza quartiere contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Facile comprendere che il Vaticano abbia voluto rispondere, con le parole di Benedetto XVI, alla delibera del Parlamento europeo secondo cui “la famiglia è anche gay”, andando anche a prevedere la necessità di una tutela particolare per le vittime dei reati di discriminazione sessuale.

Ciò va ad aggiungersi alle critiche piovute sul Vaticano per l’accoglienza benevola che è stata riservata alla delegazione diplomatica ugandese giunta a Roma. Della delegazione, infatti, fa parte anche Rebecca Kadaga, presidente del Parlamento della nazione africana, che nello scorso mese di novembre ha annunciato l’approvazione di un’imminente legge contro l’omosessualità come “regalo di Natale”.

Ricordiamo che il codice penale ugandese ritiene l’omosessualità un reato. Con l’approvazione della norma The Kill gay Bill, il reato di omosessualità che consiste nell’avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso potrà essere punito con l’ergastolo, mentre l’omosessualità aggravata, che riguarderebbe i genitori o le figure che rivestono autorità, le persone HIV positive, i pedofili e i delinquenti recidivi, qualora giudicate colpevoli, potranno essere condannate a morte. Occorre aggiungere che la delegazione ha anche ricevuto la benedizione di Sua Santità; elemento che, di fatto, non può che andare a rafforzare le prese di posizioni del Governo locale.

La web community di avaaz.org ha lanciato una petizione online al fine di impedire l’approvazione della legge, chiedendo: “ai leader dell’Uganda e ai suoi maggiori paesi partner di condannare ogni persecuzione e difendere i valori della giustizia e della tolleranza”.

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