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Guerra informatica sul voto in Russia

Guerra informatica sul voto in Russia

Le dittature moderne non sono nuove all’utilizzo di hacker statali per colpire quei siti che limitano il loro potere o che comunque determinano una pur minima forma di libertà d’espressione per le forze di opposizione che loro invece tentano di silenziare in ogni modo. In Russia ufficialmente c’è democrazia, una democrazia in cui comandano sempre le stesse persone (o meglio sempre “una sola persona”), per cui è normale che alla vigilia delle elezioni vengano avviati provvedimenti giudiziari contro i leader d’opposizione, costretti quindi a ritirarsi, oppure che la stampa si accanisca contro i restanti o che hacker colpiscano chi non è d’accordo con lo zar di tutte le russie Valdimir Putin.

Il Guardian ha riportato la notizia che l’attacco informatico è stato portato ai social network per far fallire le sempre più incisive proteste antigovernative di piazza che continueranno anche domani. L’opposizione russa avrebbe infatti usato social network come twitter per diffondere la notizia ed invitare sempre più persone a partecipare, proprio come è avvenuto durante la “primavera araba” in Egitto per le proteste in piazza Tahrir.

Sarebbero stati creati migliaia di account fasulli su Twitter, creati allo scopo di far disperdere i temi proposti dai contestatori di Vladimir Putin e se qualcuno potesse dubitare che l’attacco è stato portato per aiutare il premier Putin allora basta considerare che sempre ieri un messaggio vocale preregistrato “Putin ti ama, Putin è la luce” ha paralizzato i centralini di Yabloki e Novaya Gazeta inondandoli di chiamate e bloccandone l’attività. Gli stessi siti hanno ricevuto diversi attacchi Ddos che li hanno costretti offline per parecchi giorni.

Mezzucci, ma purtroppo mezzucci efficaci, che permettono allo zar di continuare a fare il bello ed il cattivo tempo in Russia; tuttavia questo non sembra preoccupare molto la comunità internazionale, che appena sembra registrare la notizia impegnata com’è ai problemi dei paesi arabi ed alla crisi economica mondiale.

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