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Fabrizio De André, il mito a 20 anni dalla morte

Fabrizio De André, il mito a 20 anni dalla morte

Era l’11 febbraio 1999 quando si spegneva a Milano, Fabrizio De André, uno i maggiori protagonisti della musica autoriale italiana del ‘900, scomparso a soli 58 anni, stroncato da un tumore. 

A distanza di 20 anni dalla sua morte, il mito di Faber è più vivo che mai: le parole e la musica del cantautore genovese continuano ad attraversare le generazioni regalando alla sua opera un valore universale. 

La canzone di Marinella, interpretata da Mina che gli regalò il primo grande successo, La città vecchia,  Bocca di rosa, Il testamento, Il sogno di Maria, Al ballo mascherato, Il suonatore Jones, La ballata dell’amore cieco, Quello che non ho, La ballata del Michè, Creuza de ma… difficile, impossibile selezionare solo alcune delle immortali canzoni di Faber che ha sempre voluto raccontare la realtà, dando voce agli umili, agli ultimi. 

Nato a Genova, nel quartiere della Foce il 18 febbraio del 1940, figli di genitori di ricca borghesia, De Andrè ha studiato giurisprudenza, ma la scoperta della musica attraverso le canzoni di Georges Brassens (di cui traduce alcune canzoni, inserite poi nei suoi primi album a 45 giri), del jazz, la frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, di Mario De Sanctis, ma anche dell’amico fraterno Paolo Villaggio (con lui scrisse Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers), la passione per la musica e la letteratura, hanno fatto il resto. 

Alla musica si aggiunge la passione per la letteratura, le letture di Michail Bakunin, i classici russi e francesi, una vita sregolata per il poeta timido e un po’ attaccabrighe: nelle sue canzoni racconterà proprio gli umili e dopo La canzone di Marinella e Amore che vieni, amore che vai, arriva il successo. Seguono un album dopo l’altro,  Tutto Fabrizio De André, Tutti morimmo a stento, Nuvole barocche, La buona novella (che reinterpreta il messaggio cristiano sulla base die vangeli apocrifi), il capolavoro Non al denaro, non all’amore né al cielo, libero adattamento di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters composto con Nicola Piovani, Storia di un impiegato, sul ’68, Crêuza de mä, Anime salve, ma anche il tour con la PFM che rielabora i maggiori successi del cantautore. 

 

photo credits | instagram

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