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Diffamazione, torna il carcere per i giornalisti

Diffamazione, torna il carcere per i giornalisti

Torna il carcere per i giornalisti che diffamano. Il Senato ha approvato con voto segreto un emendamento della Lega (appoggiato anche dall’Api) che prevede fino a un anno di reclusione (o in alternativa una multa da 5mila a 50mila euro) per chi diffama a mezzo stampa con l’attribuzione di un fatto preciso, cioè “il caso più grave”, come ha precisato il firmatario della norma, il leghista Sandro Mazzatorta. L’emendamento leghista è stato approvato nonostante il parere negativo del governo, con 131 si, 94 no e 20 astenuti. Esso andrebbe a modificare la legge sulla stampa in vigore dal ’48, che attualmente, per la diffamazione a mezzo stampa connessa con l’attribuzione di un fatto determinato, prevede la pena della reclusione da uno a sei anni e una multa.

Il responsabile giustizia dell’Idv Luigi Li Gotti ha commentato l’approvazione dell’emendamento affermando: “Questa norma passa con un voto anonimo, voi della Lega avete ottenuto un grande risultato politico“. La Lega, però sembra rivendicare orgogliosamente quanto fatto:

“Sul decreto sulla diffamazione a mezzo stampa, il cosiddetto decreto “salva-Sallusti”, l’aula del Senato, finalmente con uno spunto d’orgoglio, vota con ampia maggioranza un emendamento della Lega che reintroduce la galera per i diffamatori abituali, contro il parere di relatore e governo”

ha affermato il senatore leghista Fabio Rizzi. Bisognerà adesso vedere cosa ne sarà della legge nel suo complesso. L’iniziativa di rivedere la legge sulla diffamazione era stata preso proprio per eliminare il carcere, dopo la condanna a 14 mesi comminata al direttore del “Giornale”, Alessandro Sallusti, a fine settembre. Idv, Pd e Udc hanno chiesto di sospendere i lavori per capire come procedere adesso sul disegno di legge.

 L’aula di Palazzo Madama ha quindi sospeso i lavori, aggiornandosi a domani, quando si riunirà per discutere della questione anche la conferenza dei capigruppo del Senato, alle 12.30. Non sembrano comunque esserci molte prospettive, se si considera che anche il relatore del testo, Berselli del Pdl, è arrivato a dire che la legge è su un binario morto: “In modo assolutamente trasversale sono esplose tensioni che si erano manifestate nelle precedenti convocazioni dell’assemblea. Al di fuori di qualsiasi regia”.

Duro il commento del sindacato dei giornalisti, l’Fnsi, che ha dichiarato: “I malpancisti forcaioli, dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa votando per la reintroduzione del carcere per i giornalisti, che veniva cancellato da una proposta di riforma dell’attuale normativa”. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha commentato ironicamente scrivendo su twitter: “Mi sento meno solo. Con la legge approvata dal Senato a San Vittore finiremo in tanti”.

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