La nudità, si sa, è una possibile forma di protesta (o è solo esibizionismo?) contro i politici e le istituzioni in genere. Basti pensare, per restare ai casi più recenti, alle attiviste ucraine spogliatesi a Piazza San Pietro durante la messa di papa Benedetto XVI. La showgirl Sara Tommasi, ormai, è una sorta di veterana. In un video di qualche settimana fa, completamente nuda, tuonava contro il signoraggio bancario: lo spot era a cura del solito Alfonso Marra. Stavolta, però, l’avvocato napoletano nulla c’entra. Ci tocca parlare di una che famosa non è e che nemmeno ti aspetti. Perché colei che è rimasta in mutande è un politico esponente del Pdl.
La protagonista dello spogliarello è Monica Castro, consigliera comunale di Calenzano, località vicina a Prato. Ieri, durante il suo intervento, è rimasta in mutande e reggiseno per protestare contro la manovra appena varata dal governo Monti. “No, non ripeterò quel gesto – ha chiarito l’esponente del Popolo delle Libertà – perché il suo valore è nell’averlo fatto una sola volta. Ma credo che tutti dovremmo protestare così“.
Lo spettacolo regalato dalla Castro ha gettato scompiglio nel civico consesso. Alcuni colleghi le hanno gridato “vergogna”, altri l’hanno guardato con grande attenzione: pensavano di copiare la forma di protesta? La consigliera di centrodestra si è tolta gli indumenti nel momento in cui iniziava il suo discorso, durante una seduta ufficiale dell’organismo cittadino. “Ma erano indumenti sobri, quasi ginnici. Mica sono la Minetti”, ha spiegato dopo lo show la 36enne, sindacalista e mamma di due bambini.
Nonostante le critiche degli altri consiglieri di Calenzano, la donna dice che “dovrebbero vergognarsi loro, che contro Berlusconi sono scesi in piazza in mutande e che oggi non fanno niente. La mia protesta – ha argomentato la Castro – è stata forte ma era l’unico modo per farmi sentire. E questa è solo la prima di una lunga seria di proteste che intendo portare avanti contro la manovra di questo esecutivo che metterà ancora più in ginocchio l’Italia; un governo che non taglia gli sprechi, ma penalizza sempre i soliti e gli fa pagare nuove tasse”.