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Condanne a morte: 12 in un giorno in Iran

Condanne a morte: 12 in un giorno in Iran

La pena di morte rimane una misura incivile per punire i criminali, che purtroppo in molti paesi del mondo, anche molto progrediti, permane. Il principio di punire un reato con l’eliminazione fisica di chi lo compie sarebbe quello di fare da deterrente e quindi contenere i crimini più violenti e gravi; tuttavia il problema è che alla base del diritto moderno ci sarebbe la necessità di assicurare una “pacifica convivenza fra i cittadini” e non la “pacifica convivenza fra i cittadini per mezzo della minaccia“.

Paesi come Cina ed Iran sono fra quelli che più preoccupano le associazioni che si occupano di far sparire questi omicidi legalizzati, in quanto spesso fra criminali relativamente comuni vengono giustiziati anche attivisti e persone sgradite a questi paesi con un governo a carattere assai poco democratico.

L’agenzia Mehr ha riferito che si sarebbero tenute ben 12 impiccagioni, tutte tenutesi della città di Shiraz, nel sud dell’Iran. Secondo l’agenzia 5 criminali sarebbero stati giustiziati in pubblico, mentre altri 7 all’interno delle strutture carcerarie. Le esecuzioni pubbliche avrebbero riguardato criminali condannati per rapina a mano armata, violenza sessuale ed omicidio; mentre quelle all’interno delle carceri avrebbero riguardato criminali accusati di traffico di droga.

Il 6 gennaio il rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, aveva detto che aveva una “viva e grande preoccupazione per l’elevato numero di esecuzioni capitali in iran nel 2011“, che sembrerebbero essere in continua aumento, in linea purtroppo con una tendenza mondiale, che, pur registrando un sempre crescente numero di paesi che abolisce questa pena, vede un aumento delle condanne in quelli che la mantengono.

Il numero di condanne nel 2011 sarebbe “il più alto della storia recente iraniana. Confermando l’Iran al primo posto fra i paesi con un numero di condanne a morte per abitante“. La Ashton avrebbe ha anche rilanciato l’idea della moratoria già proposta recentemente dall’Italia alle Nazioni Unite.

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