Il Senato ha approvato ieri alle 17.43, con 192 parlamentari favorevoli, la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi conseguente alla sua condanna nel processo Mediaset. Non vi è stato in realtà un vero voto, dato che, una volta bocciati i nove ordini del giorno contrari al pronunciamento favorevole alla decadenza della Giunta per le elezioni del Senato, il presidente Pietro Grasso ha constatato: “La relazione della giunta deve intendersi approvata“. Si sono espressi a favore della decadenza Pd, M5S, Sel e Scelta Civica (ma due senatori di Scelta Civica si sono poi astenuti), mentre hanno votato contro Forza Italia, Gal, Nuovo Centrodestra e Lega.
Il voto è avvenuto a scrutinio palese, malgrado fino all’ultimo i senatori di Forza Italia, ed anche, a titolo personale, quelli di altri partiti, abbiano sostenuto che si trattasse di una deliberazione sulla persona e che quindi, da regolamento, fosse necessario il voto segreto. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha spiegato più volte come il voto fosse non sulla persona, ma sul completamento del plenum dell’assemblea di Palazzo Madama, ricordando anche che la Giunta per il Regolamento si era già pronunciata in merito. Quella di ieri al Senato è stata comunque una giornata piuttosto tesa, che ha visto anche una lite tra due ex “pidiellini”, Sandro Bondi (ora in Forza Italia) e Roberto Formigoni (ora nel Nuovo Centrodestra). Lo stesso Bondi e Maurizio Gasparri hanno poi attaccato duramente i senatori a vita, presenti in aula a differenza di altre volte.
A scatenare polemiche, durante le dichiarazioni di voto, invece, le parole della capogruppo del Movimento Cinque Stelle Paola Taverna, per la quale Berlusconi “è un delinquente abituale e recidivo” che “non è sceso in campo per il bene del Paese, come dice lui. ma per salvare le sue aziende” ed “era in Senato per architettare reati e incrementare il suo patrimonio“. Per Forza Italia, invece, Annamaria Bernini ha affermato: “Consegnare Silvio Berlusconi a questa magistratura significa consegnare la volontà popolare. Oggi non è il 25 aprile di liberazione dal nemico storico ma l’8 settembre delle istituzioni democratiche“. Dal Nuovo Centrodestra, Renato Schifani ha parlato di “una pagina buia nella storia della nostra democrazia parlamentare”, mentre il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha dichiarato: “E’ la prima volta che sento definire “colpo di stato” la rigorosa applicazione della legge”.
Intanto, mentre in Aula proseguivano le dichiarazioni di voto, il Cavaliere, verso le 16.30, ha preso la parola di fronte ad alcune migliaia di sostenitori radunatisi nei pressi di Palazzo Grazioli, attaccando al solito i giudici: “A partire dal 1994, una magistratura di estrema sinistra si è data come missione la via giudiziaria al socialismo”. Berlusconi ha poi rassicurato i suoi sul fatto che continuerà il suo impegno politico: “Oggi è un giorno di lutto per la democrazia e per i diritti, ma non disperiamoci, ci sono dei leader dei partiti che non sono parlamentari, come Grillo e Renzi. Dobbiamo tornare al progetto dei club di Forza Italia”. Al termine del comizio, ha scandito: “Viva l’Italia, viva, “