Un recente studio ha fatto chiarezza su come il cervello umano lavori con i ricordi; a scoprirlo è stata la Northwestern University, grazie all’aiuto di Donna Bridge, la coordinatrice dello studio pubblicato anche sul Journal of Neuroscience: “Quando le persone sostengono di ricordare esattamente cosa hanno vissuto, mi scappa da ridere“, ha affermato la scienziata.
I risultati dello studio riguardante l’uso della memoria e le rielaborazioni di quest’ultima degli eventi passati hanno, infatti, messo in evidenza come un evento avvenuto in passato venga alterato dal nostro cervello: Bridge ha spiegato che, nel momento in cui una persona racconta un ricordo, la sua memoria altera l’evento in un modo tale da modificarlo totalmente in qualcosa di diverso.
“La nostra memoria non è affatto statica. Quando ricordiamo qualcosa che appartiene ad un’epoca passata della nostra vita, lo facciamo contestualizzandola al momento che viviamo. La memoria tende ad integrare dettagli differenti ed inediti“.
Ha spiegato Donna Bridge. In pratica, il cervello lavora come una sorta di “telefono senza fili” il quale, ogni volta che richiama un evento, modifica qualche dettaglio e, più passa il tempo, più quel ricordo sarà stravolto rispetto all’originale. Secondo la scienziata della Northwestern University, tutte le volte che la nostra memoria richiama un ricordo lo fa, infatti, partendo dall’ultima “modifica”; tale processo avviene per poter allineare i nostri ricordi con le circostanze che viviamo nel presente.
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