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Scarcerato, Contrada scrive “Storia vera di un poliziotto a Palermo”

Scarcerato, Contrada scrive “Storia vera di un poliziotto a Palermo”

Uscirà il 17 ottobre il libro che Bruno Contrada, tornato da ieri un uomo libero dopo aver scontato 8 dei 10 anni di reclusione comminati per concorso esterno in associazione mafiosa, ha scelto di pubblicare per raccontare la propria verità.

“Sono stato incriminato, arrestato, processato, condannato, poi assolto e ancora condannato e incarcerato. Di tutte le accuse che hanno infangato e devastato la mia esistenza, nessuna risponde al vero”.

E’ questo il punto di vista dell’autore dell’opera, che si intitolerà: “La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo”.
Contrada ha 81 anni e da 20 si considera vittima di un gigantesco errore giudiziario. Era un poliziotto capace e stimato e per questo ha fatto carriera, fino a raggiungere ruoli di prestigio presso l’Alto Commissariato Antimafia e i servizi segreti, dove dapprima si occupò del coordinamento dei centri della Sicilia e della Sardegna e in seguito passò alla Direzione, diventando il numero 3 del Sisde.

 
A Palermo tuttavia ben presto si diffuse presso i colleghi il sospetto che Contrada passasse informazioni ai mafiosi, sospetto che portò addirittura il questore di Palermo Immordino a mentirgli riguardo una rivolta all’Ucciardone pur di depistare Contrada e la sua squadra e riuscire a portare a termine una maxi operazione che avrebbe ridotto in manette ben 42 mafiosi.

 
Nel 1992, dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino, l’ex 007 venne incriminato per concorso esterno in associazione mafiosa grazie alla testimonianza di diversi collaboratori di giustizia, fra i quali Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo, che gli imputavano la soffiata per la fuga di Riina, una serie di favori ai fratelli Salvo, la patente data a Bontade, il porto d’armi ad un altro uomo di Cosa Nostra e altre agevolazioni ai vari boss mafiosi.

 
Contrada fu prima condannato e poi assolto dalla Corte di Appello di Palermo, infine il Procuratore Generale riuscì ad ottenere l’annullamento dell’assoluzione e si dispose la celebrazione di un nuovo processo al cospetto di un’ altra sezione della Corte di Appello palermitana, che lo condannò definitivamente a 10 anni di reclusione con una sentenza che fu interamente confermata dalla Cassazione.

 
Uscito in anticipo di due anni per motivi di salute, Bruno Contrada ha lanciato ai giornalisti un’affermazione ambigua, che può essere intesa sia come una dichiarazione di innocenza, sia come un un monito per coloro che conoscono fin troppo bene la verità riguardo il suo operato:

“Non porterò, tra non molto tempo, nessuno segreto nella tomba. Né di Stato, né di altro genere. Quello che ho fatto è consacrato in atti di polizia. La parte preponderante della mia esistenza al servizio dello Stato la ripeterei, la rifarei tale e quale. Senza nessun rammarico e pentimento”.

 

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