È stato rivelato in 22 province del Centro Nord Italia, soprattutto Lazio e Sardegna: è il virus del Nilo Occidentale (West Nile Virus), un arbovirus di origine africana che appartiene alla stessa famiglia di febbre gialla e che torna a riaffacciarsi alla fine dell’estate 2017.
Il Centro nazionale sangue ha per il momento disposto la sospensione temporanea per 28 giorni dei donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato anche solo per una nottata nelle province di Reggio Emilia, Ravenna, Modena, Venezia, Rovigo, Brescia, Cremona, Bologna, Ferrara, Padova, Verona, Oristano, Mantova, Novara, Pavia, Milano, Piacenza, Lodi, Viterbo, Treviso, Vicenza, Livorno.
Il virus tende a colpire cavalli e uomini: per l’80% dei casi resta asintomatico negli uomini presentandosi a livello subclinico con un’incubazione pari a una periodo compreso fra i 2 e 15 giorni. Nel caso in compaia la febbre del Nilo occidentale possono comparire anche gravi complicazioni neurologiche, come meningite e encefalite (nel 15% dei casi).
I sintomi iniziali dell’infezione sono caratterizzati da febbre moderata, malessere generalizzato, anoressia, nausea, cefalea, ma anche altre forme di dolore, come mal di schiena, mialgie, artralgie, tosse, eruzioni cutanee. Chi contrae il misura generalmente si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immodepressi.
Il virus generalmente compare fra la fine di agosto e di settembre e viaggia attraverso la zanzara culex, la zanzara comune: i casi di contagio aumentano con il proliferare delle zanzare, con le piogge abbondanti, le irrigazioni dei terreni agricoli o condizioni climatiche con temperature alte. Ecco perché la disinfestazione resta l’arma migliore.