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Un anno fa le stragi di Oslo e Utoya: la Norvegia ricorda le vittime

Un anno fa le stragi di Oslo e Utoya: la Norvegia ricorda le vittime

Correva il 22 luglio 2011. Esattamente un anno fa. E nessuno ha mai dimenticato, soprattutto il popolo norvegese che mai potrà rimuovere dalla memoria collettiva quel giorno. Il giorno in cui il Paese fu sconvolto dalla morte, dal sangue e dal dolore. Facile comprendere il chiaro riferimento alle stragi di Oslo e Utoya compiute da Anders Behring Breivik, che uccise 77 persone. Una delle giornate più terribili vissute dal Paese del Nord Europa, emblema fino ad allora di estrema civiltà e quieto vivere, fu colpito al cuore alle 15:26 di quel terribile giorno. Una bomba (950 kg di esplosivo) scoppiò  all’interno del quartier generale del governo di Oslo, provocando la morte di 8 persone. Gli obiettivi governativi, poi dichiarati, dell’attentato erano però salvi.

Ma il peggio doveva ancora arrivare. La ferocia e l’orrore più grande si ebbero quando un uomo vestito da poliziotto, successivamente identificato come Anders Behring Breivik iniziò a sparare all’impazzata contro i giovani che si erano riuniti sull’isola di Utoya per un campo politico organizzato dal partito Laburista. Le vittime, quasi tutte giovanissime, furono qui 69. Arrestato poco dopo le efferati stragi, Breivik, 32enne freddo e di salda ideologia estremista, è attualmente sotto processo.

Un anno fa le stragi di Oslo e Utoya: la Norvegia ricorda le vittime

Fu ritrovato anche quello che, a tutt’oggi, può essere considerato il suo manifesto. 1500 pagine di proposizioni naziste e razziste permeate dal suo odio verso il multiculturalismo e nel quale scriveva di aver costituito, insieme ad altre 3 persone, l’Ordine dei Cavalieri Templari. Nel corso del processo, la cui sentenza è attesa per il prossimo 24 agosto, ampi dubbi sono stati sollevati in relazione alla salute mentale del terrorista. Due sono state le perizie psichiatriche alle quali  Breivik è stato sottoposto; l’ultima lo ha dichiarato sano di mente.

Nel corso dei mesi enorme è stato il clamore mediatico che ha circondato la figura di Breivik. Mai pentito, il terrorista ha sempre dichiarato di aver agito per la legittima difesa del suo popolo e della cultura del suo Paese. Non erano innocenti ma attivisti politici che lavoravano per il multiculturalismo. I miei erano attacchi preventivi per preservare la razza norvegese. Non mi posso definire colpevole. Ho agito in difesa del mia cultura e del mio popolo e per questo chiedo di essere prosciolto” ha dichiarato Breivik nel corso di una delle udienze del processo che si è concluso lo scorso 24 giugno.

Il popolo invoca quella pena di morte, che però è stata abolita in Norvegia nell’ormai lontano 1979. Nell’attesa di una sentenza esemplare la Norvegia, ma anche il mondo intero, si apprestano a fare un tuffo rievocativo in quello che fu il giorno dell’orrore e della paura che aleggiano ancora nel Paese. Per commemorare le vittime, una corona di fiori sarà deposta presso il luogo in cui esplose la bomba a Oslo. Successivamente avrà luogo un discorso del primo ministro Jens Stoltenberg, una messa a cui prenderà parte la famiglia reale nella cattedrale di Oslo, una cerimonia per le persone rimaste coinvolte sull’isola di Utoya per poi chiudere le commemorazioni con un concerto nel cuore della Capitale.

Nel frattempo la Norvegia torna a interrogarsi sul tema della tolleranza e della xenofobia, dopo che si è aperto un dibattito nazionale sui campi rom sorti a Oslo e in altre città. Diversi sono state le persone a lamentarsi per le condizioni anti-igieniche dei piccoli accampamenti, il rumore e le costruzioni illegali, così come diversi politici contrari all’immigrazione hanno chiesto che i rom vengano arrestati e mandati fuori dalla Norvegia. Ma non è oggi che si deve discutere o decidere. Oggi è il giorno del dolore e del ricordo, in cui piangere figli, fratelli, amici, persone strappate alla vita dalla follia umana.

 

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