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Trattativa Stato-Mafia, Brusca punta il dito contro Mancino

Trattativa Stato-Mafia, Brusca punta il dito contro Mancino

Era Nicola Mancino il destinatario del “papello”, il documento che conteneva le richieste della Mafia cui lo Stato avrebbe dovuto acconsentire pur di far cessare la stagione delle stragi messa in atto dal boss Totò Riina. A ribadirlo è stato il super-pentito Giovanni Brusca al gup di Palermo, Piergiorgio Morosini, durante l’interrogatorio nell’ambito dell’udienza preliminare del processo sulla trattativa fra Stato e Mafia.

L’ex ministro dell’Interno, che ha sempre smentito di essere mai stato a conoscenza di tale trattativa, è per questo motivo imputato per falsa testimonianza.

“Non ho mai ricevuto alcuna richiesta – ha commentato Mancino – per un alleggerimento del contrasto dello Stato nella lotta alla mafia”.

Altro elemento essenziale dell’interrogatorio è stata la precisazione in merito all’epoca in cui Riina gli avrebbe parlato del papello, “dopo la strage di Capaci e prima della strage di via D’Amelio”. Questo dato è fondamentale, perché potrebbe comprovare l’ipotesi che il giudice Borsellino sia stato ucciso proprio perché venuto a conoscenza della trattativa.

Oltre Brusca, che è accusato accusato di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato, e all’ex senatore Mancino, nello stesso processo sono imputati a vario titolo anche il senatore Dell’Utri, Totò Riina e gli ufficiali dell’Arma dei Carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno.

 

 

 

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