La lotta contro il regime in Siria sta prevedibilmente provocando strage di civili. Il numero dei morti a Homs è di 337, i feriti sono circa 1300. Come riferiscono i corrispondenti di Al-Arabiya, anche l’ospedale Khalidiya sarebbe stato distrutto. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di altre 35 persone uccise nel resto della Siria, compresi 16 civili. Al-Arabiya denuncia almeno 416 vittime nel Paese da quando l’Esercito libero siriano ha intensificato le operazioni armate contro le forze di sicurezza del regime di Bashar al-Assad.
Il regime di Damasco ha declinato ogni responsabilità per l’uccisione dei civili in Siria, ribadendo l’irruzione di uomini armati che sarebbero artefici del massacro. I cittadini siriani stanno nel frattempo provvedendo a fornire aiuti alla popolazione di Homs e allestiscono le cerimonie funebri delle vittime. Il tutto mentre le forze di Bashar al-Assad continuano ad attaccare. Altre 79 persone sono rimaste infatti uccise in altre zone di Homs. Qualora il bilancio fosse confermato si tratterebbe del peggior bagno di sangue in 11 mesi di lotta contro il regime di Damasco.
I Fratelli Musulmani siriani, in una nota apparsa sul loro sito internet hanno chiesto “al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e alla Lega Araba di formare una commissione d’inchiesta internazionale sulla strage di Homs”, mentre sono numerose le manifestazioni di protesta degli oppositori siriani tenute nel corso della giornata di ieri contro le ambasciate di Damasco nel mondo. Manifestazioni che hanno assunto un fare decisamente violento in seguito alla diffusione della notizia del massacro avvenuto a Homs.
Si muove anche la comunità internazionale. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, condanna “con forza l’indicibile assalto contro la popolazione di Homs da parte del governo siriano, chiedendo Assad di farsi da parte e consentire immediatamente una transizione democratica”.
Sempre nella giornata di ieri, 4 febbraio, il Consiglio di sicurezza dell’ONU aveva messo in votazione la bozza di risoluzione relativa alla questione siriana, non approvata a causa del veto della Russia e della Cina. Gli altri 13 paesi del Consiglio di Sicurezza hanno espresso invece voto favorevole.
Il rappresentante permanente cinese all‘ONU, Li Baodong, ha dichiarato, a proposito della votazione che: “Secondo la Cina, sulla base dell’attuale situazione, le pressioni esercitate unilateralmente sulla Siria e le previsioni sui risultati del dialogo non favoriscono affatto la risoluzione del problema siriano, al contrario ne complicano la situazione. La Cina sostiene l’intervento della Lega Araba che mira ad attivare quanto prima un processo politico comprensivo che preveda come ruolo guida il popolo siriano e l’ampia partecipazione delle varie parti, la fine di risolvere in modo pacifico le divergenze”. Invece, l’attivista yemenita Tawakkul Karman, premio Nobel per la pace nel 2011, sul veto posto da Cina e Russia alla risoluzione dell’ONU per le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad. Esprimendo la completa condanna del regime siriana ed elogiando il coraggio dei giovani arabi a ribadito: “La coscienza umana non può rimanere inerte vedendo spargere perle strade il sangue di gente pacifica e paziente, noi aspettiamo la vittoria del popolo siriano”.