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Siria, i ribelli sfidano il regime: “Spostate le armi chimiche”

Siria, i ribelli sfidano il regime: “Spostate le armi chimiche”

Il Consiglio Nazionale siriano ha proposto un governo di transizione composto dall’opposizione e da “un componente del regime di Bashar al-Assad“, per cercare di uscire dalla crisi in Siria.

Siamo pronti ad accettare un compromesso ed un periodo di transizione, dopo la partenza del presidente Bachar al-Assad. Accettiamo che il Presidente trasferisca i suoi poteri a uno degli esponenti del regime per un periodo, proprio come è successo in Yemen“, ha fatto sapere il portavoce del Consiglio Nazionale siriano.

Secondo quanto reso noto dall’opposizione, “il regime siriano sta spostando le armi chimiche all’interno delle basi aeree poste nelle zone di confine della Siria“. La denuncia è stata diffusa – tramite una nota divulgata dalla TV araba “Al-Jazeera” – dall’Esercito siriano libero. La notizia è giunta il giorno dopo della dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri di Damasco, che ha affermato che il regime “non intende usare le armi chimiche in suo possesso per risolvere questa crisi, se non in caso di aggressione dall’esterno“.

Secondo quanto rivelato dai ribelli, invece, Damasco avrebbe deciso di spostare le armi chimiche in suo possesso: “Il regime ha iniziato a spostare diversi mesi fa le armi di distruzione di massa, con l’obiettivo di fare pressioni sui paesi della regione e sulla comunità internazionale. Il regime, che in 30 anni non ha sparato un solo colpo contro Israele, non userà di certo armi chimiche contro questo paese“, si legge nel comunicato.

Intanto, gli scontri tra i ribelli e l’esercito siriano vanno avanti a Damasco e ad Aleppo. Secondo quanto reso noto dall’agenzia stampa di stato “Sana“, i combattimenti sono avvenuti nei quartieri di Salaheddine e Sukkari; mentre, secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani, gli scontri hanno avuto luogo in diversi quartieri.

Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, ha affermato che non ci sarà impunità per il presidente della Siria, perché “tutti i dittatori devono pagare” per i crimini commessi.

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