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Spending review, scontro governo sindacati su avvocati e sanità

Spending review, scontro governo sindacati su avvocati e sanità

Continuano le reazioni di protesta dopo il via libera alla spending review contenuto nella versione finale del decreto varato due giorni fa dal Governo e che prevede tagli dai posti letto negli ospedali, alle province, agli statali (-10% per i funzionari e – 20% per i dirigenti, riduzione dei buoni pasto), alla pagella online. Infatti, tutte le sigle dei lavoratori pubblici CGIL-CISL-UIL bocciano la spending review e minacciano uno sciopero generale di categoria a settembre. L’accusa è che la riforma rappresenta una vera e propria mannaia per i lavoratori e i cittadini, colpiti ancora una volta a discapito della paura di colpire invece i poteri forti.

Anche gli avvocati sono sul piede di guerra. Maurizio De Tilla, presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, ha criticato le asserzioni del ministro Severino che aveva definito pregiudiziale l’atteggiamento dell’avvocatura che aveva portato allo sciopero. De Tilla ha dichiarato:

Ora le responsabilità sono chiare. In questi mesi hanno nascosto il provvedimento agli addetti ai lavori, mentre si filtravano i contenuti ai mezzi di informazione, una segretezza ingiustificata, a senso unico, e quella sì pregiudiziale e pregiudizievole nei confronti di chi opera in prima linea nel sistema giustizia.

Il Consiglio nazionale forense ha espresso invece in una nota:

…vivo rammarico per la scelta del governo di approvare lo schema di decreto delegato sulla soppressione di tribunali e procure sub provinciali, nonostante la richiesta dell’avvocatura di applicare anche al comparto giustizia il meccanismo della spending review, come prescrive per tutti gli altri comparti pubblici lo stesso decreto legge approvato.

La spending review sembra dare il colpo di grazie anche al settore Sanità. L’Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici, asserisce che:

Con il taglio di 5 miliardi per il triennio 2012-2014, che vanno ad aggiungersi a quelli delle precedenti manovre economiche per un totale complessivo di 22 miliardi di tagli alla sanità pubblica, il rischio che il Ssn possa chiudere i battenti diventa una certezza.

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