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Scoperto il gene responsabile della fertilità

Scoperto il gene responsabile della fertilità

Il XX secolo è stato spesso teatro di scontri fra quanti sostengono sia necessario un controllo della popolazione e quanti invece l’esatto contrario; tuttavia il problema nelle società occidentali sembra essersi risolto da solo e, vuoi per fattori economici, vuoi per fattori sociali, la natalità è fortemente diminuita. Il vero problema è che adesso salta fuori più spesso che in passato la diagnosi di sterilità di uno dei membri della coppia, che quindi non può procreare senza possibilità di scelta. La nuova ricerca degli scienziati inglesi forse cambierà le cose a questo proposito. 

Nei giorni scorsi è stato pubblicato uno studio sull’insigne rivista “Nature Medicine Sunday”, nel quale si afferma che è stato scoperto un gene responsabile a sua volta di determinare la maggiore o minore fertilità di un organismo umano. Questo potrebbe permettere, con i fondi ed il tempo adeguati, di sintetizzare dei farmaci per combattere la sterilità; tuttavia l’annoso problema non è così semplice ed occorrono parecchi passaggi prima di tradurre la scoperta in un effettivo beneficio.

I ricercatori dell’Imperial College London hanno scoperto che il gene è responsabile della produzione di una particolare proteina, denominata SGK1, che ad alti livelli è legata all’infertilità, mentre livelli troppo bassi di questo enzima rischiano di aumentare la probabilità di aborto spontaneo. Come può tutto ciò aiutare a combattere la sterilità?

Semplicemente scoprendo come bilanciare questo tipo di enzima con qualcos’altro e quindi ottenere un rischio minore di aborto spontaneo ed una più alta probabilità di concepire! Risulta tuttavia adesso evidente il perché sia necessario parecchio tempo prima che si arrivi a farmaci efficaci per la fertilità, infatti la sperimentazione umana sarebbe troppo pericolosa per la salute di una mamma e del suo bambino, quindi bisogna accontentarsi dei test di laboratorio ed occorre parecchio tempo affinché si sia certi che per un’eventuale sperimentazione i rischi siano praticamente zero.

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