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Palermo: morta per un’overdose di chemio, 90 mg invece di 9

Palermo: morta per un’overdose di chemio, 90 mg invece di 9

Ancora un caso di malasanità. Stavolta il motivo di questo ennesimo disservizio sanitario sarebbe stato un un errore clamoroso, un sovradosaggio di almeno 10 volte superiore al limite stabilito. Sarebbe questa la causa della morte di Valeria Lembo, la donna e mamma di 34 anni, morta il 29 dicembre scorso, neanche tre settimane dopo una seduta, la quarta, di chemioterapia alla quale la donna si era sottoposta al policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo.

Alla 34enne, sarebbe stati somministrati 90 milligrammi, invece dei 9 previsti, di una molecola chemioterapica, la vinblastina, che serve per curare una forma tumorale, il morbo di Hodgkin. Questo è quanto emerge dall’indagine  interna fatta dalla direzione sanitaria del policlinico.

La morte delle donna, in un primo momento, dai medici, fu attribuita a problemi gastrointestinali della 34enne. Ma i familiari non sono mai stati convinti di questa spiegazione. Difatti, subito dopo la morte della di Valeria, madre anche di una bimba di 7 mesi, presentarono un esposto alla magistratura. L’inchiesta,  ha già portato all’iscrizione di cinque persone  nel registro degli indagati, sia medici che infermieri.

Secondo le prime indiscrezioni, sarebbe stata una dottoressa, ufficialmente in servizio in un altro reparto, che in quel momento però operava in oncologia, a somministrare il sovradosaggio alla donna. Questo il motivo per il quale, nelle carte risulta il nome di uno specializzando che era presente quel giorno e non il suo. Un errore di battitura, uno zero in più, 90 invece di 9, una superficialità dovuta anche al fatto che quel nel giorno della seduta era assente il medico che aveva in cura la donna,  il professor Sergio Palmeri, responsabile della sua cartella  clinica.

Sulla vicenda, chiede di far chiarezza anche Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale: “Siamo di fronte ad un errore tragico ed inaccettabile. Che con tutta probabilità non si sarebbe verificato se l’ospedale avesse informatizzato la preparazione e la somministrazione dei farmaci”.

Tenta, invece, una flebile difesa il direttore sanitario Claudio Scaglione: “Si e’ certamente trattato di un sovradosaggio, ma potrebbe essere una concausa e non la causa diretta della morte”.

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