Le statistiche offrono dati allarmanti, inquietanti, anche quelle che sembrano fornire i dati più ottimistici. Una donna viene ammazzata all’incirca ogni due giorni in Italia dalla persona, dall’uomo che vive con loro e che dovrebbe in realtà amarle e proteggerle. Sono ben 46 le donne uccise dall’inizio dell’anno, una strage brutale di donne indifese a cui bisogna in qualche modo cercare di porre un rimedio drastico e soprattutto definitivo. Diverse sono le soluzioni prospettabili per porre rimedio a questo dilagante fenomeno che effettivamente fa apparire davvero la donna come il sesso debole della società di fronte alla prevaricazione maschile. Che sia una nuova legge punitiva, un approccio educativo differente o un radicale cambiamento dei comportamenti, l’importante è che si metta la parole fine a questo scempio.
“Per combattere il fenomeno del femminicidio serve certamente una nuova cultura della non conflittualità e del rispetto della persona sulla quale lavorare nelle scuole, ma anche un fortissimo inasprimento delle pene, necessario in una fase di emergenza come quella attuale” dichiara la senatrice Adriana Poli Bortone. “La legge non basta: serve una nuova cultura. Sono due gli strumenti decisivi per affrontare l’assassinio delle donne (e gli stupri, le persecuzioni, le botte, le minacce e le vite di paura): la polizia – e le leggi – e la cultura. La polizia femminile è il più significativo progresso del nostro Stato (e dell’Afghanistan). I due strumenti non sono, come si pensa, agli antipodi, una che arriva dopo il fatto, l’altra che lo previene da molto lontano. Vanno assieme, per prevenire da vicino e da lontano, e per sanzionare, materialmente e moralmente. Escono libri – l’ultimo che ho visto è Il silenzio degli uomini, di Iaia Caputo, Feltrinelli. Joanna Bourke, Stupro. Storia della violenza sessuale (Laterza), sciorina un repertorio impressionante di fantasie maschili passate per scienza e legge. La Rai ha programmi nuovi ed efficaci. Su Rai 3 “Amore criminale”, ora condotto da Luisa Ranieri, ha raccontato decine di storie di donne uccise, storie di persone altrimenti gelate in un numero statistico, ognuna a suo modo terribile” commenta Adriano Sofri dalle pagine di Repubblica.