Svolta nel caso del marò Salvatore Girone, in libertà vigilata a New Delhi con l’accusa di aver ucciso, insieme al collega Massimiliano Latorre, due pescatori al largo delle coste indiane, nel 2012, durante una missione antipirateria. Il Tribunale Internazionale dell’Aja ha infatti deciso, accogliendo la richiesta italiana, che Girone potrà stare in Italia fino alla fine del procedimento arbitrale, avviato dal governo italiano dinanzi il medesimo tribunale, il 26 giugno 2015, per stabilire a chi spetti la giurisdizione del caso e che potrebbe durare altri due o tre anni, e ha invitato le parti a concordare le modalità del suo ritorno in patria. L’ordinanza sarà resa pubblica martedì, ma la Farnesina ha già confermato la notizia, precisando che l’esecutivo “conta su un atteggiamento costruttivo dell’India anche nelle fasi successive e di merito della controversia“, ma quanto stabilito dal Tribunale dell’Aja “non influisce sul prosieguo del procedimento arbitrale, che dovrà definire se spetti all’Italia o all’India la giurisdizione sul caso della Enrica Lexie”.
Secondo fonti del governo indiano citate dall’agenzia di stampa Pti, però, l’Italia avrebbe “mal interpretato“ la decisione del Tribunale Internazionale, poiché Girone “non è stato rilasciato, e le condizioni della sua libertà provvisoria saranno fissate dalla Corte Suprema indiana”, mentre il ministero degli Esteri di New Delhi. in una nota ufficiale di otto punti, ha spiegato che “il Tribunale arbitrale ha stabilito all’unanimità che Italia e India chiedano alla Corte Suprema una modifica delle condizioni cautelari di Girone, affinché possa tornare in Italia” pur “rimanendo sotto l’autorità” dell’Alta Corte indiana. Il Tribunale avrebbe inoltre lasciato a tale Corte “il potere di stabilire le condizioni precise” per il rientro, fissando poi quella che l’India ritiene la “garanzia” più importante, ossia l’obbligo per il nostro paese di riportare il marò a New Delhi, nel caso l’arbitrato riconoscesse all’India la giurisdizione sulla vicenda dell‘Enrica Leixe e la giustizia indiana avviasse un processo nei confronti suoi e di Latorre.
Il premier Matteo Renzi, in conferenza stampa a Firenze con il premier giapponese Shinzo Abe, ha parlato di “straordinaria notizia“, aggiungendo che si tratta di un “passo avanti davvero significativo al quale abbiamo lavorato con grande dedizione e determinazione”, e ha lanciato anche un “messaggio di amicizia e collaborazione al grande popolo indiano e al primo ministro indiano Narendra Modi. Siamo sempre pronti a collaborare”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso “grande soddisfazione“. La presidente della Camera Laura Boldrini si è detta invece “particolarmente contenta anche per le famiglie, visto che da tempo vivono uno stato di ansia rispetto a questa lontananza”. Proprio il papà del fuciliere di marina, Michele Girone, ha parlato di “notizia meravigliosa“ e si è detto “strafelice”.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha spiegato che i tempi del rientro non saranno brevissimi, “non tornerà domattina, ci vorrà forse qualche settimana. Ma la cosa importante è che la decisione è stata presa e ha dato ragione all’Italia“. Gentiloni si è detto inoltre convinto che il tribunale internazionale darà nuovamente ragione all’Italia anche quando si entrerà nel merito della questione. La discussione dinanzi al Tribunale Internazionale dell’Aja era iniziata lo scorso 30 marzo e l’India aveva accusato l’Italia di ostruzionismo per i suoi “ripetuti ricorsi e petizioni”. L’altro marò Massimiliano Latorre è invece già in Italia da settembre 2014, avendo ottenuto un permesso per motivi di salute per essersi operato al cuore in seguito ad un ictus, e pochi giorni fa la Corte Suprema indiana ha prolungato tale permesso fino al 30 settembre 2016.