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L’ultimo saluto a Lucio Dalla, i 50 anni di successi del buffo menestrello

L’ultimo saluto a Lucio Dalla, i 50 anni di successi del buffo menestrello

La musica italiana perde oggi una delle sue voci e penne più autorevoli e prestigiose. Parliamo di Lucio Dalla, il grande cantautore bolognese (anche regista e attore) che vanta una straordinaria carriera di oltre 50 anni. La vita di Lucio Dalla è stata stroncata da un infarto a Montreux in Svizzera, dove il cantautore stava soggiornando per tenere una serie di concerti. Una particolare coincidenza vuole che Montreux fosse anche il luogo dove il grande Freddie Mercury, indimenticabile frontman dei Queen, trascorse gli ultimi anni della sua vita, prima di tornare in Inghilterra a trascorrere gli ultimi giorni con i suoi cari e morire a causa dell’Aids.

Sembra che ieri Dalla stesse bene e fosse andato a dormire sereno, felice di ritornare a più frequenti apparizioni in pubblico. La sua formazione iniziale è stata quella di musicista jazz, ma la sua produzione musicale ha poi attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini della lirica e della melodia italiana culminata in quello che è il suo più grande successo “Caruso”.

Da adolescente Dalla si mise subito in luce suonando il clarinetto e mostrando subito il suo talento con alcuni gruppi dilettantistici della sua città. La madre di Lucio era pugliese e tornando spesso a Manfredonia per le vacanze, scoprì anche l’amore per il mare. Si mostra così ottimo clarinettista e buffo cantante, sperimentando tecniche nuove nel mondo della musica italiana: vocalizzi estemporanei in stile “scat”, escursioni vocali disarmoniche al limite della stonatura, uno stile “black” che si rifà più alle asprezze proto-funk di James Brown. Il primo ad avviarlo alla carriera di cantante solista è Gino Paoli, che vede in lui il primo cantante soul italiano. Dal vivo, però, al Cantagiro del ’65 l’esito è disastroso. Per un’Italia così all’epoca melodica uno come Dalla non può piacere.

Tuttavia Dalla non demorde. Nel 1966 il buffo cantautore scende nell’arena del festival di Sanremo con “Paff… bum”. Insieme a lui gli Yardbirds, leggendario gruppo del blues rock d’oltremanica. Nello stesso anno viene pubblicato anche il suo primo album “1999”, che però si rivela un autentico fiasco. Passa qualche anno e per il nostro cantautore è tempo di decidere se continuare per la propria strada o cedere alle pressioni di impronta più tradizionale delle case discografiche italiane. Nel frattempo, nel 1967 partecipa di nuovo al Festival della canzone insieme ai Rokes con “Bisogna saper perdere” e fa da spalla addirittura al grande Jimi Hendrix nel concerto al Piper di Milano. Il talento indiscusso viene nuovamente fuori.

L’album Terra di Gaibola (1970) sforna alcuni successi di grande finezza: come “Non sono matto” oppure più una efficace reinterpretazione di “Occhi di ragazza” di Gianni Morandi. Il 1971 vede il lancio di Storie di casa mia (1971) che conferma la sua vena a corrente alternata, tra piccoli gioielli melodici come “La casa in riva al mare“, “Per due innamorati” e “Il gigante e la bambina”, destinato a divenire una delle canzoni storiche dell0amico Ron, a canzoni dallo stile più naif come “Un uomo come me”, “Il bambino di fumo”. Il disco è però trainato dal singolo “4 marzo 1943″, destinato a divenire uno dei successi indiscussi e conosciuti in tutto il mondo del cantautore.

Dal 1973, e per circa 4 anni, Dalla iniziò la collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi che portò alla realizzazione di tre album considerati dalla critica musicale come fondamentali per la storia della canzone d’autore italiana.Il terzo album “Automobili”, che nella sua monotematicità è il più eterogeneo dei tre, viene premiato dalle vendite grazie soprattutto alla canzone “Nuvolari” dedicata al grande pilota. Da segnalare anche “Il motore del 2000”. Del 1977 è “Com’è profondo il mare”, album che racconta storie di vita quotidiane e anime perse a sfondo autobiografico. L’album ha un sapore decisamente più commerciale, ma riscuote comunque grandi consensi, nonostante qualche polemica legata polemiche legate al linguaggio della canzone “Disperato erotico stomp”. Il successo è frutto però di una consacrazione diversa, legata ad una generazione che vive le incertezze di un decennio colmo di contraddizioni e che vive, spegnendosi sulle ceneri della rivoluzione del’68. Del 1978 è l’album “Lucio Dalla”, un autentico successo che contiene la celebre “L’anno che verrà”, suo manifesto assoluto che segna la fine delle utopie e, forse, il tramonto della disillusione. Rilevante è stata anche la collaborazione con Francesco De Gregori, con la canzone “Ma come fanno i marinai” a cui segue poi la realizzazione del tour “Banana Republic”.

Futura (1980) che contiene anche l’omonima canzone e rappresenta un viaggio a ritroso in un difficoltoso percorso sentimentale, segna uno degli apici del successo di Dalla, prima della parabola discendente che, seppur comprensiva di alcuni motivi interessanti, non raggiunge l’innovazione nella scrittura, tipica degli album precedenti. Questo fino al 1986, quando Dalla pubblica “DallAmeriCaruso”, un album doppio contenente diverse esibizioni live tenute dal cantautore negli Usa. Unico brano inedito, storico, memorabile è “Caruso”, dedicata al grande tenore Enrico Caruso e che rappresenta una pietra miliare della musica italiana e internazionale:

L’ultimo saluto a Lucio Dalla, i 50 anni di successi del buffo menestrello

Quando però Dalla intraprende un tour con il suo vecchio amico Gianni Morandi, si capisce che il suo grande passato è ormai tramontato, sepolto, andato. “Henna”, “Canzoni” e “Luna Matàna” sono lavori che tra gli anni ’90 e il 2000 segnano sicuramente buoni consensi di vendita e ascolti, ma non un’originalità che ormai sembra andata via definitivamente. Dalla abbraccia perfino la lirica, con Amore disperato (2003), ispirato all’opera di Puccini. La serata ad hoc nel salotto di Bruno Vespa incornicia malinconicamente il crepuscolo di quello che potrebbe essere definito un vero e proprio menestrello politico degli anni’70. Trentun’anni dopo “Banana Republic”, ritorna la collaborazione tra Dalla e De Gregori con un doppio cd “Work in progress” che suggella la ritrovata sintonia dei due sul palco, dove ognuno canta le canzoni dell’altro, salvo “Caruso” e “La donna cannone”, troppo personali per essere oggetto di scambio vocale. Nel frattempo, il cantautore bolognese ha poi portato avanti una carriera parallela come compositore di colonne sonore, per Monicelli, Antonioni, Giannarelli, Verdone, e tanti altri. Il tutto fino alla partecipazione al Festival di Sanremo, poche settimane fa, al fianco di Pierdavide Carone. Non è stato un successo, ma un tocco di magia d’autore, se guardiamo al fatto che il maestro ha cantato e fatto da direttore d’orchestra. La sua vita straordinaria finisce oggi, inaspettatamente. Ma come scrisse poeticamente Dalla stesso: “Ma sì, è la vita che finisce ma lui non ci pensò poi tanto, anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto”. R.I.P. Lucio.

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