Ci sono persone che perdono la testa per le ragioni più strampalate, ma è recente la tendenza a delinquere per via delle azioni compiute sui social network. Quello che conta più iscritti è Facebook, di Marck Zuckerberg, sul quale già in passato si erano registrati episodi di violenza a causa di atteggiamenti puramente virtuali come un commento, un mi piace oppure accettare o meno un’amicizia. Proprio quest’ultimo il caso che ha spinto Jennifer Cristine Harris a dare fuoco alla casa di una sua amica di vecchia data.
La donna, che vive in Iowa ed ha 30 anni suonati, doveva considerare davvero importante l’amicizia virtuale della sua vecchia amica e quando se l’è vista negare ha perso davvero la testa. Ora è in carcere con l’accusa di aver incendiato la casa di Nikki Rasmussen (la sua ormai “ex” amica), con una cauzione di ben 100000 dollari.
La vittima si trovava in casa con il marito Jim, quanto all’improvviso si sono accorti che la casa andava a fuoco. L’incendio era stato appiccato durante la notte, in un piccolo garage leggermente distaccato dall’abitazione principale. Il rapporto della polizia americana ha escluso l’origine da un guasto come si era inizialmente pensato e grazie alle testimonianze dei vicini hanno ricostruito che a provocarlo sarebbe stato uno scoppio assai rumoroso. Il tetto del garage è stato distrutto ed è crollato sulle auto in esso parcheggiate, la costruzione è completamente distrutta, ma fortunatamente i danni sono stati circoscritti al box auto e nessuno è stato ferito.
Gli esperti hanno infine chiesto alla coppia se c’era qualcuno che potesse avercela con loro al punto di fare questo e l’unica persona con cui uno dei due coniugi aveva avuto un litigio era proprio la moglie, che su una chat di Facebook aveva altercato con Jennifer Harris a causa di un evento, su Facebook stesso, a cui l’amica non aveva voluto invitarla. Sono bastate poche indagini e le impronte digitali della Harris sono risultate presenti in diversi punti del garage.
Jennifer Harris è una donna adulta, che lavora come insegnante presso una scuola elementare. Era l’ultima persona da cui aspettarsi un simile gesto, per cui probabilmente perderà il lavoro. Dal carcere avrebbe mandato su Facebook un messaggio, poi cancellato velocemente su consiglio dell’avvocato, in cui affermava di non essere affatto pentita e che “Nikki si meritava anche di peggio per quello che ha fatto“.