L’economia italiana sembra continuare a rallentare, secondo l’Istat, che ha rivisto al ribasso il dato sul Pil nel secondo semestre 2012: esso sarebbe calato dello 0,8% rispetto a gennaio-marzo e del 2, 6 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La stima preliminare diffusa ad agosto prospettava invece un calo congiunturale dello 0,7 % e su base annua del 2,5%. Un simile calo del Pil non si registrava dal quarto semestre del 2009, quando fu del 3,5%. Per l’Istat, pesa soprattutto il forte calo dei consumi delle famiglie, che tra aprile e giugno hanno fatto registrare un -3,5%, dovuto ad un calo del 10,1% per l’acquisto di beni durevoli, del 3,5% per quelli non durevoli e dell’1,1% per i servizi. Le importazioni hanno fatto registrare un leggero calo dello o,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,2%. Nel secondo trimestre del 2012, comunque, tutti i grandi comparti economici hanno fatto registrare una diminuzione del valore aggiunto, con rispettivamente il -1,9% per l’agricoltura, -1,6% per l’industria e -0,5% per i servizi.
I dati forniti oggi dall’Istat suonano come un campanello d’allarme soprattutto se confrontati con tutte le principali economie mondiali: in termini congiunturali, nel secondo semestre il Pil è aumentato dello o,4% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Germania e in Giappone, in Francia è rimasto stazionario, mentre è calato dello 0,5% in Gran Bretagna. In termini tendenziali, invece, si sono avuti incrementi del 3,6% in Giappone, del 2,3% negli Stati Uniti, dell’1,0%in Germania e dello 0,3% in Francia, mentre in Gran Bretagna si è avuto un calo dello 0,5%. La zona Euro, nel suo insieme, ha fatto rilevare un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello o,5% rispetto allo stesso trimestre del 2011.
Il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, si mantiene ottimista: “I dati confermano che l’Italia è in recessione, ma la possibilità di invertire questa tendenza è ancora alla nostra portata” ha affermato. Molto più critiche Adusbef e Federconsumatori, per le quali i numeri “sono drammatici”, mentre i sindacati preannunciano battaglia, con la leader della Cgil, Susanna Camusso, che chiede su redditi e lavoro “subito una piattaforma di obiettivi raggiungibili“, annuncia un’iniziativa di mobilitazione ad ottobre e minaccia lo sciopero generale “se nella legge di stabilità non ci saranno risposte positive su redditi e lavoro“.
Luca Fiorucci